lunedì 2 dicembre 2013

L'ineleggibile


Ieri, domenica 1 dicembre, Beppe Grillo ha aperto una campagna elettorale nella sua città, Genova. Una, perchè non si capisce a quali elezioni intenda riferirsi: le europee (che ci saranno) o le altre, che lui (e non solo lui) spera che ci siano il prima possibile?
Ora la sua furia urlata sta di nuovo montando, viste le difficoltà economiche, sociali, politiche che attraversiamo: e gli scontenti abbondano. Ad ogni modo la piazza, ieri, era meno piena del solito, dicono. Ma lui era anche fisicamente in forma, a suo agio. Per questo sono d'accordo col corrispondente di Le Monde che ha detto: "Grillo è l'unico comico che mi fa paura".
Cito solo alcune battute che danno però un'idea del colore dei suoi contenuti.
- Contro il Presidente della Repubblica: Se ne deve andare - Messa in stato di accusa di questo signore / impeachment
Sulla politica:
 - Estrema unzione della politica italiana.
I giovani:
 - Devono restare qui, e cospirare
Il Papa:
 - Anche lui è un grillino
I giornali italiani che non l'hanno messo in prima pagina come prima notizia:
 - Questi giornali vanno chiusi.
Può bastare? E non sono tutte battute: non c'è proprio niente da ridere. Un capo popolo, che non è eletto perchè non era e non è eleggibile in Parlamento, detta parola d'ordine dall'esterno.
Ha ragione Philippe Ridet di Le Monde!

Poche parole, e sofferte, su Dario Fo; che ha preso parte e parola alla kermesse genovese.
Dispiace ricordare che da giovane aderì alla repubblichina di Salò, cioè al peggior fascismo al servizio dei nazisti. Poi il suo lavoro e la sua bravura hanno cancellato quel passato giovanile.
Addirittura è stato premiato con il Nobel. Ora, in vecchiaia - forse perchè la moglie Franca non gli è più accanto - sembra regredire, quasi sentendosi come ringiovanire, ad un estremismo pericoloso perchè populista: facile comparsata di fronte ad un pubblico ben disposto e fatto anche di cittadini oggettivamente dis-orientati.
Mio fratello Giuseppe (Mazzini) ha la stessa età di Fo. Nel suo liceo fu uno dei pochissimi antifascisti: preso due volte riuscì a sfuggire. Non ha fatto né il comico, né il politico. Ma l'ingegnere.

lunedì 25 novembre 2013

Un partito democratico





 
Non conosco personalmente né Renzi, né Civati (ho avuto solo modo di salutarlo); né Cuperlo, che voterò alle primarie PD dell’8 dicembre.
Perché Cuperlo? Meglio cominciare al contrario: perché non Renzi, non Civati?
Per motivi completamente diversi, eccetto uno che accomuna gli ultimi due: l’età, 38 anni. Cioè ambedue giovani, e perciò in grado di provarci benissimo più in là, anche di poco.

Renzi è, e sembra che lo rimarrebbe anche se eletto, Sindaco di Firenze. Due incarichi pesanti e, oggi, incompatibili. E’ lontano il periodo storico, quando Èdouard Herriot fu Sindaco di Lione dal 1905 al 1957, e Presidente della Camera dal 1925 al 1928 e dal 1936 al 1940. Nel caso di Renzi avremmo, semmai, una indigestione di attivismo protagonistico, più che un frenetico e pur laborioso andirivieni. Ma il motivo del mio non voto è altro. C’è del post-berlusconismo nel suo apparire e nel comportamento politico spregiudicato. E’ iperproduttivo di spunti e poco definito in leggibili “punti programmatici” per la riforma del partito. Anzi per il superamento del partito in quanto tale: quello che è ora il PD, certo da ristrutturare, ma non da liquidare di fatto. Ogni partito, per essere tale dovrebbe essere aperto, ma con regole valide per tutti, anche per il suo segretario. Soprattutto per lui. Il suo protagonismo non sembra preannunciare comportamenti misurati: tutt’altro.
Si tenderà poi a imitarlo: già è fastidioso sentirsi definire renziani, civatiani, cuperliani, peggio ancora dalemiani, etc; identificandosi come gregari privi di tutte le diversità che arricchiscono ogni persona, anche un politico. Dunque no a Renzi.

Di Civati non si può dire che bene. E’ colto, attento ai problemi veri, davvero giovane e nuovo. Anche se accentua volentieri, persino fisionomicamente l’aspetto giovanile: con barba/senza barba, etc.  Io lo vedrei come vicesegretario, se potessi scegliere. Ma non lo voto per segretario.

Su Cuperlo sarò breve. Ha l’età giusta per essersi liberato da qualsiasi presunta baffuta ascendenza. Ha stile e insieme carattere. Si esprime chiaramente e sinteticamente. E’ stato comunista. Come me e molti altri, che lo eravamo solo perché iscritti al PCI, che era già un’altra cosa.  Lo voterò volentieri.

martedì 19 novembre 2013

Chi è titolare delle scelte urbanistiche?


Dobbiamo ringraziare il Corriere di Siena se veniamo (noi cittadini, ma credo anche qualche Assessore) informati delle ipotesi di fondamentali scelte urbanistiche che si profilano da parte di privati, direttamente presentandole al Sindaco della città: unico referente al momento.
Venerdì 15 c.m. “..il Presidente della Robur Massimo Mezzaroma insieme al suo architetto personale Christian Pallanch” hanno presentato al Sindaco Valentini un progetto di massima riguardante la ristrutturazione dello stadio (di proprietà comunale), insieme alla riconversione urbana della zona (ovviamente suolo pubblico) …
Sarebbe utile entrare nei dettagli del progetto: basta però accennare all’allargamento a 25 metri del viale sotto la Fortezza (?). “Alla base – si legge sul giornale - c’è l’obiettivo di salvaguardare la zona dalla congestione del traffico e sfruttare la nuova organizzazione dei posteggi durante i grandi eventi (partite, concerti – dove?, mercato) …”. L’articolo finisce con questa affermazione: “Un giro di affari, all’incirca di 30 – 50 milioni di euro che assicurerebbero un nuovo futuro a Siena e alla Robur. Anche come spot per il rush finale a Città capitale della Cultura Europea 2019”. Alei !
Il Sindaco, che ha ascoltato con grande interesse risponde tra l’altro: “..coinvolgere tutta la Comunità. In primis le forze politiche di maggioranza e minoranza, le associazioni di categoria di commercianti ed artigiani, la popolazione senese e i tifosi…” aggiungendovi poi, più specificamente, “gli abitanti della zona, cittadini e tifosi della Robur …”.
Il Corriere di Siena ci informa, il giorno seguente, anche di alcuni dettagli interessanti dell’incontro: cioè che Massimo Mezzaroma indossava impermeabile nero sopra il vestito blu, golf in cashmere e seta con scollo a V e cravatta rossa. Mentre Christian Pallanch (responsabile tecnico delle infrastrutture ed eventi della società bianconera) era vestito decisamente più casual (jeans, camicia bianca con giacca evergreen). Stavamo in pensiero!
Il Sindaco si rivela soddisfatto dell’incontro “perché ho verificato che c’è la volontà da parte dell’A C Siena d’andare avanti con un progetto serio”.
Non ci sono commenti da fare: lo stralcio di cronaca parla da sé. Così come le immagini dell’incontro certamente non carpite di nascosto. Da notare comunque l’assenza degli Assessori competenti e l’enfasi data all’incontro. Un grande evento?
Martedì 19, sempre sullo stesso giornale (a cui va il merito di aver svelato l’evento), viene intervistato l’Assessore Maggi (Urbanistica, Traffico, Movimenti etc.) il quale, giustamente, parla dei suoi pesanti argomenti di competenza. Ovviamente nessun riferimento all’incontro Sindaco-Mezzaroma, a cui non era presente.
Colpisce però l’annuncio che si sta progettando il servizio di byke sharing, condivisione della bicicletta.
L’Assessore ai Lavori Pubblici, Ambiente, Patrimonio tace. Per ora.


giovedì 7 novembre 2013

La città, l'edificio (e il ponte)


Nonostante la lunga e movimentata storia di questa città, e il suo rapporto inevitabilmente subalterno con Firenze, per un senese è impossibile non sentirla vicina. Per la inevitabile vicinanza geografica, e anche morfologica con Siena; per la cultura moderna in cui ha potuto inserire suoi cittadini: due nomi per tutti: Romano Bilenchi e Mino Maccari. Mino Maccari, poi, fu anche senese: nacque infatti a Siena in Via San Girolamo 2, dove una lapide lo ricorda. Chi ha avuto l'opportunità di abitare nel periodo dell'adolescenza formativa (?) nello stesso edificio, e più tardi di conoscerlo come committente del primo drappellone (il Palio) affidato ad un artista per chiara fama (Palio del 16 agosto 1970, anno dell'effettiva Unità d'Italia), può ricordare, e non vergognarsi di ripeterlo, l'elenco degli inquilini di quel palazzo all'epoca in cui il Maccari vi abitava. Perciò, nell'ordine da lui stabilito: Billi-Belli-Grossi-Grassi-Maccari!
Tale era la sua capacità di afferrare ogni minima occasione per rovesciarla in una satira esplosiva.
Evviva Colle, dunque.
A una condizione, però. Che questa città, ormai di ben più di 20'000 abitanti, senza considerare i centri vicini che ne sono o ne saranno attratti, prenda coscienza della necessità di una piccola ma decisiva mutazione urbanistica.
Fa un po' pena arrivare a Colle quasi prevalentemente all'improvviso o attraverso strozzature che non ti fanno leggere la sua fisionomia; tutto questo quando la città ha tante opportunità per affrontare una possibile mutazione del suo rapporto con l'esterno. A patto di fare scelte che solo l'attuale stato di abbattimento psico-politico-economico sembra non consentire nemmeno per idea.
Tutte queste premesse, in realtà, cercano di introdurre un'idea minuscola che, trovando le condizioni economiche per realizzarla, e politiche per avere il coraggio di tradurla, potrebbero accendere un nuovo modo della città di proporsi a chi vi arriva. Aumentandone quindi la capacità seduttiva.
Schizzo a memoria
Sarò breve. C'è Colle alta e la parte bassa anch'essa antica, ma non riconoscibile come tale; c'è la sua crescita moderna; le nuove cospicue espansioni, non tutte di pessima qualità: ma certamente il tutto privo di una più robusta intelaiatura. In poche parole si tratta, approfittando di una viabilità già esistente, compresa una rotatoria, di aggiungere un altro punto di penetrazione alla città: da un lato che verrebbe innervato da questa nuova disposizione nel suo territorio. Gli schizzi che accompagnano questa strana introduzione parlano abbastanza chiaro: basta leggerli per quello che sono. Qualcosa di più di una semplice intuizione. Sappiamo bene che l'Urbanistica ufficiale è morta o gravemente ammalata, ma rimane l'obbligo di credere che l'urbanistica vera sia il quadrante in cui la forma esistente di una città può rinnovarsi o deperire ulteriormente.
Dunque, in breve, questo il suggerimento: formare una nuova porta che faccia incontrare una nuova e puntuale edificazione significativa e di evidente richiamo (dall'interno e dall'esterno). Poi costruire (soldi europei, come hanno fatto altre città italiane?) un ponte sull'Elsa in uno dei suoi punti più belli e aperti: un ponte complesso, dove mezzi, pedoni e ciclisti possano convivere sicuramente. Poi l'innesto verso il cuore della città sull'asse principale che da Gracciano porta fino a Colle alta. Quasi in un baricentro ideale aperto in tutte le direzioni.
Chi entrasse ancora dal vecchio ingresso-strozzatura per Colle Centro potrebbe trovare poi, se l'Amministrazione Comunale si ricordasse di un vecchio progetto per la riqualificazione della Piazza Bartolomeo Scala, la Porta metallica prevista per quel luogo: sia in memoria di un'antica porta esistita, sia per tenere compagnia al colorato e bell'edificio di Michelucci, che la città sembra non aver mai sentito come proprio: finora.


venerdì 25 ottobre 2013

Mal Comune

 

Il complesso residenziale con attrezzature e servizi (così è definito su Italia. Gli ultimi trent’anni, Zanichelli, 1988) identifica ancora, con la sua consistenza morfologica, il punto più alto dell’agglomerato urbano composto da Torre Fiorentina, Petriccio e Acqua Calda, cioè l’espansione più consistente della città di Siena.
  Ma quel complesso non è più come nacque (1972/1975); né come, in anni successivi, fu più volte pubblicato.
La prima volta fu L’Architettura, cronaca e storia, rivista diretta da Bruno Zevi (n. 11 nov. 1980) con la significativa presentazione di Carlo Nepi.
Nè è come appare più tardi in altre pubblicazioni: come il volume L’Architettura civile in Toscana, dall’Illuminismo al Novecento (2002), ultimo della fondamentale collana curata da Amerigo Restucci.
Dunque un complesso architettonico di interesse generale, risultando infatti inserito tra le opere di rilevante interesse storico-artistico, censite a cura della Fondazione Michelucci (L’architettura in Toscana dal 1945 a oggi (2011).
Purtroppo tutto quello che si vede in queste pubblicazioni non corrisponde però alla reale condizione odierna di quell’architettura e i suoi spazi .
Quasi un autentico disastro, invece!


  Mi vergogno a dire che erano più di venti anni che non visitavo quel luogo da me progettato,  con la preziosa collaborazione di Giovanni Barsacchi. Vedendolo da lontano, nella silhouette del quartiere, sembra inalterato.
Ora è un’altra cosa: non solo per l’assenza di ogni normale e doverosa manutenzione, ma anche per la miriade di manomissioni che hanno reso quel possibile organismo urbano una brutta kasbah, piena di abusi (architettonici, non legali si spera), di alterazioni, di interventi privi di ogni coordinamento tra di loro e di intelligente dialogo con quella architettura.
  Molte attività, che hanno trovato posto nei volumi esistenti allo scopo, si sono alloggiate come ospiti abusivi alla ricerca di un posto: senza aggiungere qualità, anzi.
Eppure la presenza di queste attività, anche socialmente essenziali, doveva essere il sangue che avrebbe reso quel complesso un pezzo, vivo e vitale, di un futuro Centro del grande quartiere, ormai da integrare come un vero pezzo della città.
  Chi oggi cammina per quei percorsi esterni e interni già esistenti si accorge che le localizzazioni e il modo come sono state, funzionalmente e formalmente, definite denota l’assoluta mancanza di un coordinamento continuo e di alta capacità.
Bastano anche certi dettagli a indicarlo. Si procede incontrando un groviglio di cattive e mancate soluzioni, più povere che modeste. Tubi che si innestano tra di loro in modo stabilmente posticcio; alcuni di essi appoggiano sul suolo come immobili serpenti; non c’è alcun segnale coordinato che indichi direzioni e localizzazioni.
La pavimentazione degli spazi pubblici era fatta da grandi piastrelle di cemento, di forte spessore, che senza manutenzione avranno presentato nel tempo dei problemi  (certo risolvibili): essa è stata ridicolizzata dal rivestimento con piastrelle a colori dissonanti di per sé, formando inoltre dislivelli dovuti a semplicistiche sistemazioni.
Chi ha progettato o diretto, e realizzato tutto ciò? Perché il progettista dell’insieme non è mai stato nemmeno consultato per esprimere almeno un parere?
Per non parlare, poi, della assurda e orribile costruzione, attorno alla leggera copertura metallica esistente, di un centro bocciofilo sistemabile altrimenti: che invece toglie luce, aria e significato a quello spazio ampio, leggero e luminoso.
  Confesso che, per me, la “visita” è stata deprimente; perciò capisco benissimo il giudizio, non richiesto, che una signora di età mi ha espresso: “Tutto uno schifo, va a pezzi …”, o qualcosa di simile.
Ma limitiamoci ora a poche ed esemplificative considerazioni.
Il comportamento della (delle) proprietà: il Comune essenzialmente, e gli altri; cioè Cassa di Previdenza MPS, Diritto allo studio (cioè Università) e altri. Ma il peso e la responsabilità del Comune (Assessori del ramo e tecnici inadeguati) sono stati determinanti.
Già durante la edificazione si avvertì un primo modesto segnale di ottusità burocratica: la piccola rotonda incavata nel grande spazio aperto all’interno del complesso, che ormai si legge solo nelle foto “storiche”, fu ritenuta pericolosa per i due gradoni a sedile, e recintata da balaustre. Più tardi, come ora si apprezza, fu riempita addirittura di terra e trasformata nella tomba di se stessa (vedi immagine relativa).
Fu il primo segnale: i seguenti sono stati ben più pesanti: vedi le inutili balaustre per mettere a norma gli innocui e misurati parapetti.
Quello che poi è avvenuto dal 1990 circa in poi è di tale gravità da risultare, oggi, devastante per la qualità dell’insieme.
  Primo, l’evidente assenza di ogni attività di manutenzione, anche ordinaria, che ha lasciato deperire tutto: materiali e condizioni generali degli edifici. Ad esempio: le verniciature degli infissi e dei grandi tubi di aspirazione avevano anche la funzione (certo estetica) di rendere più vivi i grandi prospetti in mattoni. E’ da pensare che la mancanza di manutenzione abbia compromesso anche la condizione delle coperture e il funzionamento di qualche impianto.
  Sono intervenuti altri progettisti? Comunali o anche professionisti; o chi altro? Mi ricordo solo della gentilezza professionale di Sandro Bagnoli che mi chiese, diversi anni fa, se poteva fare una garbata apertura. E il Comune, principale responsabile di questo disastro? Troveranno , il Sindaco e una Giunta profondamente rinnovata, i modi, la volontà e i mezzi per restituire dignità a quei luoghi affinché, in prospettiva, facciano parte integrante di un nuovo e ampio Centro che quella parte di Città merita?
Io, è facile confessarlo, sono solo mortificato.


PS.
Si può tornare alle origini?
Quando tutto era a riparo dalla imbecillità burocratica delle assurde messe in sicurezza.


mercoledì 9 ottobre 2013

Caro Senatore


In questi giorni, ormai lunghi e pesanti come mesi, troppe cose sono successe che non consentono di essere affrontate in un blog come questo; né, al contrario, si può ricadere nelle cose più piccole e cittadine, di per sé anche degne di interesse.
Così, approfittando dell'arrivo dell'ultimo numero di Casabella (830), mi limito a sottolineare, come è giusto, la nomina di Renzo Piano a Senatore a vita da parte del Presidente Giorgio Napolitano, il 30 agosto 2013. Intanto la bellissima foto della copertina di Stefano Goldberg (2007?). Poi è giusto esprimere una viva condivisione (alla Napolitano) della nomina. Non solo perché è davvero il miglior architetto italiano - e non da ora - e uno dei più grandi in assoluto. Molti nomi dell'odiosa classifica degli archistar sono ormai caduti o appassiti: il suo invece no. Anzi, il tempo lo libera da antipatici e modaioli confronti.
Un motivo in più per rallegrarsi della sua significativa nomina l'ho trovato nel breve testo su Casabella (pag. 5):
"Ha onorato l'architettura e contribuito a tenerne alto il nome. Lo ha fatto attenendosi al culto della misura."
Parlando di Piano, e in generale del carattere distintivo di tutte le buone architetture, ho usato spesso, anch'io, questa parola: misura. Riconoscendo, cioè, a questo termine, a questa parola, la capacità di cogliere un tratto di tutta la migliore (e grande) arte italiana. Che attraversa persino l'Italia degli anni difficili, del Fascismo.
Non è questione di forma e volume, ma di rapporti più intrinsechi, di elementi di classicità che entrano dentro le opere dando loro un tratto genetico di interiore ma percepibile qualità: addirittura una garanzia di lunga presenza. Come per i visi di certe persone, la misura ne esprime la fisionomia interiore, più che una semplicistica bellezza. Si può parlare di astanza, termine creato da Cesare Brandi?
Una parola - misura - che va oltre le forme, gli stili, le tecniche. Nel caso di Piano, ad esempio, sta anche oltre le dimensioni e le tecnologie, a volte al limite della esagerazione. Terrei fuori, perciò, l'Aula liturgica per Padre Pio, pur ammirandone la mostruosa costruzione degli enormi archi di marmo animato dai cavi d'acciaio.


lunedì 9 settembre 2013

Una pietra miliare


Nell'ultimo numero (829) di CASABELLA, la rivista di architettura che resiste, per fortuna dal 1928, nel bel testo introduttivo di Raymond Ryan "Sullo stato dell'Architettura in Irlanda" si legge: "Tra l'Oggetto del Paesaggio e l'Oggetto come Paesaggio, si va delineando una soluzione ibrida, una terza via testimoniata, per esempio, dal progetto del Lyric Theatre a Belfast di Sheyla D'Donnel e John Tuomey. Questo approccio mira a creare un rapporto di osmosi tra esterno ed interno, quasi potremmo dire che è l'edificio a costruire il paesaggio".
Questo progetto è poi descritto, con grande finezza (vedi il riferimento poetico all'antico Global Theatre di Londra) dal testo di Tim Ronalds e dalle efficaci immagini, di cui è messa in testa a questo post la più densa di significati.
Il riferimento ad Alvar Aalto è esplicitato nel titolo, ma risulterebbe comunque chiaro agli occhi di chi sa leggere l'architettura. Molto meno a chi ormai ha poca memoria storica e si è schiacciato su una presunta attualità.
Questo complesso edificio è stato ultimato nel 2011; e non è una riesumazione di Alvar Aalto. E' invece l'affermazione di come non ci sia affatto bisogno di essere modaioli o trainati da una transeunte contemporaneità, talvolta già vecchia prima di nascere.
Ma veniamo a noi, che purtroppo abbiamo ancora nella mente Aalto e il suo progetto preliminare per il Centro Culturale (non solo Auditorium) di Siena, entro la Fortezza Medicea.
La prima cosa da affermare è che, se quel progetto fosse stato realizzato, non solo la città sarebbe stata abbondantemente ripagata anche del suo costo; ma che soprattutto esso apparirebbe oggi, a circa 45 anni dalla sua immaginaria costruzione, assolutamente nuovo, o meglio contemporaneo.
La grande architettura ha la vita lunga come i nostri antichi monumenti dimostrano a secoli di distanza. Mentre una società culturalmente mediocre si autodistrugge.
Oggi la Fortezza Medicea appare affogata nel panorama; la sua potenziale ricchezza spaziale, che proprio Aalto fece capire al ragazzo-assessore che lo accompagnava, ormai si esprime e si apprezza quasi solo passeggiandovi.
Le ricorrenti occasioni di mediocri eventi invece ne mortificano non solo le potenzialità spaziali, ma soprattutto quelle culturali e anche economiche.
Le ideuzze che circolano sono preoccupanti. Ma attenzione: il progetto di Aalto non è affatto morto: può parlare ancora a chi abbia la capacità di interrogarlo e interrogarsi.
Conclude il testo di Ronalds: "Ma il teatro di Belfast ha ora una bella sede; è una conseguenza del processo di pacificazione avviato nel 1998 (la fine della guerra fratricida nell'Irlanda del nord, n.d.r.) che ha segnato l'inizio di un rinnovamento anche per la città di Belfast, di un processo rispetto al quale il Lyric Theatre è una pietra miliare".


Due immagini del Lyric Theatre
Il progetto di Aalto: sezione sulla Fortezza Medicea (1966)

venerdì 6 settembre 2013

Com'è umano Lei!


Se le conseguenze non fossero ormai tragiche sarebbe inutile parlare ancora di burocrazia, burocrati e burosauri (unica specie ancora non estinta).
Il fatto è che noi italiani sempre allegri bisogna stare. . . . . . . . .
Invece no: è abbondantemente trascorso il momento che questa autentica calamità nazionale venga combattuta: e sconfitta!
Troppo facile sarebbe prendersela sempre con singole persone che ogni italiano, credo, abbia incontrato e incontri specie dentro le pubbliche o semi-pubbliche amministrazioni: enti, questi, che hanno proliferato ovunque. E ciò, paradossalmente, nei Comuni, Province (ci sono ancora e ben salde), Regioni, dove le intenzioni di ben amministrare sono buone e anche generose. Specie nel decentrare, creando però sub-enti che degli enti genitori assumono presto specialmente i difetti.
Esiste purtroppo, e non da ora, una propensione tutta italiana (in certe parti del sud è diverso, ma quasi peggio) ad appiccicare ad ogni problema, tema, richiesta, ad ognuno suoi specifici Regolamenti che, generalmente, si portano dietro le Regole di ordine superiore. Generando così itinerari infiniti e misteriosi, di cui il cittadino fa indigestione senza capirci più niente.
E dire che ormai, sul peso enorme e nefasto degli eccessi di burocratismo, tutti sembrano d'accordo: dai vari livelli di governo, fino all'ultimo impiegato: per non dire del cittadino. Cioè quello su cui, inevitabilmente, si scarica l'inutile trafila delle procedure anche per le richieste più semplici.
Il burocrate però, se è davvero tale, spesso ne gode anche: perchè così diviene passaggio fondamentale dell'agire o non agire pubblico. Quindi persona che ha un suo potere discrezionale.
Mi immagino che ciò avvenga, in certe situazioni - per esempio nel Comuni in cui gli Assessori sono privi di "legittimazione elettorale" - fino a far diventare certi burocrati più determinanti degli amministratori, di cui essi dovrebbero essere invece solo la mano esecutiva.
In sintesi: tutto questo sta generando - meglio, ha già generato - procedure interminabili, blocchi incomprensibili della esecutività, etc. Comunque ritardi insopportabili per una economia che ora ha bisogno più che mai di correre: correttamente, ma correre.
Però c'è l'online che dovrebbe sveltire le procedure. Intanto c'è un'alta percentuale ci cittadini che non lo può o sa ancora usare; poi, inevitabilmente, tutto si trasformerà, come in un film caricaturale, in cartaceo.
Ormai certe scrivanie assomigliano a fortificazioni dove, tra pile di cartaceo, appare disarmante la faccia del burocrate.

PS. Ovviamente non tutti  i pubblici dipendenti sono "burocrati"

mercoledì 28 agosto 2013

Laffondazione

"C'è un Presidente, in fondo!"

Il "disastro" del Monte dei Paschi di Siena fa ormai parte delle citazioni obbligatorie di giornalisti e politici (uno in particolare, di ascendenza Collodiana) che vogliono enumerare le ragioni del degrado economico italiano. E nel mezzo c'è anche la Fondazione Monte dei Paschi.
La quale, ancorché presieduta e diretta in modo non esemplare, si è svenata per salvare la Banca, i cui attuali dirigenti non mostrano tuttavia alcuna riconoscenza. Anzi.
Non a caso la Fondazione non è riuscita ancora a nominare il nuovo presidente in sostituzione di quello già scaduto da tempo.
Eppure sono settimane che si snocciolano nomi di possibili presidenti, alcuni con le caratteristiche necessarie, almeno uno di eccezionale qualità: ma i più erano già impegnatissimi.
Un giornale locale ne ha enumerati forse decine, finendo sempre con quattro nomi senesi, tra cui due "padri della patria". Ma ancora niente: forse oggi... ... ...

Infine una considerazione senz'altro semplicistica: la crisi gravissima di Banca e Fondazione è vera; ma perchè tutto è successo, anche al di là della inadeguatezza, non solo tecnica, dei massimi dirigenti? Viene il dubbio che in sfere non  solo economico-finanziarie, fuori di ogni controllo ma capaci di controllare, ci si sia posta la semplice domanda: dove sono tanti soldi raggiungibili, ora, in Italia?
E Siena è stata la risposta.

venerdì 9 agosto 2013

Doppia IMU


Siena, questo è noto da tempo, è la città che, per vari motivi non tutti comprensibili, ha l’IMU più alta d’Italia.
Non farò riferimenti specifici a norme, regolamenti, etc.: cioè l’insieme entro cui si sperde la ragione e si perdono i normali cittadini. Farò invece un esempio. Io mi trovo nella seguente situazione: abito in via Campansi, nell’edificio che disegna la bella curva subito dopo il Campansi. Curva su cui si esercitano volentieri moto e motorini, auto e furgoni, e anche i numerosi e pachidermici autobus urbani. Tutti, comunque, spesso ad alta velocità e a forte emissione di gas. Ma non è questo il punto, anche se sembrerebbe un problema da affrontare presto.
Dunque: la casa in cui abito da oltre 30 anni è di proprietà, a seguito di un lascito, della Società di Esecutori di Pie Disposizioni: a cui pago l’affitto. Immagino che la Società paghi a sua volta l’IMU, di cui non conosco l’entità.
Da due anni circa possediamo una abitazione su Viale Vittorio Veneto, davanti all’ex-Campino.  E’ la nostra unica casa, compresa in un dignitoso edificio che fu costruito da, e per, dipendenti del Comune di Siena. La casa è abitata da mio figlio maggiore: sostanzialmente un precario. Su questa casa che utilizzo nell’ambito familiare, pago, e dovrei ancora pagare, l’IMU come seconda casa. E’ classificata così, credo, perché non è la casa principale (sic!). Che sia l’unica di proprietà non importa: così prescrive, fin’ora, l’assurda regola.
In breve: nel caso che una simile regola non venga modificata, e quindi venga ancora applicata, è mia ferma intenzione fare opposizione in modo deciso. Non mi accontenterò delle burocratiche risposte che già mi immagino, perché queste confermeranno, in realtà, un vero e proprio sopruso. Una sola casa in proprietà non può essere seconda a nessuna altra casa.
Quando si inventano queste trappole può anche significare che sono troppi gli irraggiungibili che hanno davvero più di una casa; oppure che l’Ente richiedente ha seri problemi economici che intende per questa via alleviare. Non solo a Siena ovviamente: figuriamoci in altri luoghi dove l’IMU è il più basso d’Italia!
In altri paesi le autorità preposte, non solo a temi come questo, si muovono in modo diretto e democratico: un colloquio in cui si misurano le rispettive opinioni, si confrontano i dati reali, e si decide. Ciò farebbe bene anche agli attuali addetti che, mi immagino, non amino affatto sentirsi definire soltanto “burocrati”.


disegni di Saul Steinberg

giovedì 25 luglio 2013

Smart City 2

A tutela di questo spazio (fino ai primi di agosto)

 La nuova Giunta è in carica da poco più di un mese, ed è facile capire che il periodo commissariale e le oggettive difficoltà del momento non rendano facile il compito del Sindaco e dei suoi Assessori.
Alcune cose evidenti sono sotto gli occhi di tutti: il cattivo stato di molte strade, il permanere di un traffico difficile e poco sorvegliato, le condizioni precarie di alcuni servizi, gravi errori (?) urbanistici dell'ultimo decennio, etc.
La struttura della Giunta sembra aver trovato un suo equilibrio; e la presenza di un Sindaco fortemente motivato si avverte. La stampa locale continua, però, a fare nomi e cognomi per ogni "carica" in attesa di essere ricoperta: i presunti candidati rischiano, a volte, di essere per numero superiori all'attuale debole popolazione della città. Si potrebbe dire, volgarmente, "più culi che sedie". E' persino commovente vedere quanti si siano candidati per i quattro (4) posti spettanti al Comune nella Deputazione Generale della Fondazione: è evidente la voglia che molti provano di sentirsi utili alla città. Che tutti poi lo sarebbero davvero, è tutto da dimostrare.
Tra i tanti ruoli da ricoprire, uno sembra ora dimenticato. Nella nuova Giunta, infatti, manca ancora chi occupi il fondamentale ruolo, per una città come Siena, di Assessore alla Cultura: per usare un termine che forse andrebbe aggiornato, dato che i compiti di un simile ruolo sono oggi più complessi, articolati e aperti ai nuovi orizzonti in cui tale assessorato si deve proiettare.
E' vero che , intanto, questo Assessorato è inglobato nelle competenze del Sindaco, che ne ha evidentemente colto la fondamentale importanza.
Ma il nome di chi sarà poi effettivamente Assessore alla Cultura sembra, col tempo, sfumato. Nel senso che si parlò subito del professor Massimo Vedovelli, ancora rettore pro-tempore dell'Università per Stranieri fino al 31 ottobre, quando gli subentrerà Monica Barni, già eletta Rettore all'unanimità.
Un felice caso di rara ed efficiente continuità.
Non sarebbe male - se le cose stanno così - che si dicesse esplicitamente, fin da ora, che alla scadenza prevista Vedovelli sarà il nuovo Assessore alla Cultura.
Non è più il tempo, se mai lo è stato, di un Assessorato quasi onorario, o comunque destinato ad essere affidato a figure tradizionali, sia pure alte, di intellettuali e/o accademici della cultura.
Ora è il tempo in cui occorrono, oltre alla cultura specifica, le grandi capacità organizzative e di relazione ampiamente dimostrate dal Rettore dell'Università per Stranieri coi risultati ottenuti dalla sua gestione. Troverà senz'altro nella Giunta Comunale, fortemente innovata, intelligenze pronte ad una cooperazione che ormai è necessaria in ogni organismo di governo: anche quello cittadino.

martedì 23 luglio 2013

Smart City


Smart (dal vocabolario, al femminile, come si conviene per una città):
elegante, alla moda, sveglia, intelligente, abile, furba, brillante, spiritosa, forte, secca, rapida, veloce, grande, considerevole.
Come sostantivo anche: dolore e sofferenza

Meglio lasciare, ossia carpire, la parola a Francesco Profumo, già Ministro dell'Istruzione dell'Università  e della Ricerca del Governo Monti; citando un significativo brano di un suo articolo su arcVision (aprile 2013).
"Sono due gli aspetti della visione Smart City, che però vanno sottolineati e tenuti in considerazione. In primo luogo troppo spesso la città è intesa solo come la "città che consuma" e la "città da amministrare". Ma esiste una terza visione - sempre più critica - ed è quella della "città che produce".
Con l'emergere dell'economia dei servizi, la città è ormai diventata il cuore della nuova economia e richiede nuove infrastrutture e nuove piattaforme di conoscenza (sia di produzione, sia di condividsione) anche per produrre in maniera più competiviva. . .
L'aspetto forse più caratterizzante delle città italiane è il loro cuore antico, il centro storico e il patrimonio culturale diffuso: più che un limite verso la loro modernizzazione si tratta invece di una straordinaria occasione per una forte caratterizzazione identitaria e può diventare il laboratorio a cielo aperto dove sperimentare le tecnologie e le soluzioni avanzate. Inoltre, le nostre città sono organizzate attorno alle piazze, hanno una forte dimensione turistica, una diffusione capillare della cultura imprenditoriale artigiana e del commercio al dettaglio. Città dunque come straordinari cantieri progettuali. Etc."

Siena è iscrivibile di diritto in questa prospettiva. Partendo da una condizione di grave crisi, ma non essendo povera, occorre senza indugi attuare o ripristinare una salvaguardia estesa e rigorosa dell'esistente; contemporaneamente individuare i luoghi e i modi per attivare il prima possibile il "laboratorio a cielo aperto".
Perciò occorrono: conoscenza delle qualità esistenti e potenziali, intelligenza politica (senso della polis), capacità organizzativa, apertura al mondo: cioè "collaborare per competere".

martedì 25 giugno 2013

Idem come sopra


da La Repubblica di lunedì 24 giugno 2013
Ritorno su Josefa Idem e le sue dimissioni da Ministro spinto dall'unico commento ricevuto al mio post: "Non hai citato l'articolo più intelligente e appropriato: Gad Lerner".
L'ho letto l'altricolo: e l'ho trovato perfettino e sentenzioso, tipico di chi è abituato a giudicare dall'alto di una cattedra mediatica: "Le medaglie non bastano". Ma non basta neppure paragonare l'eventuale "misfatto" edilizio e fiscale (ancora da verificare) con l'acquisto di un alloggio, con vista sul Colosseo, avvenuto a sua insaputa da parte di un ex  Ministro ligure, noto ormai solo per questo.
Lerner sembra approfittare della sua notorietà per dare una lezioncina di bon ton politico-ministeriale.
Ha voluto mostrarsi contro corrente: invece si è iscritto al folto gruppo di quelli che sono sempre sicuri di essere dalla parte giusta.
Ne risulta un'amarognola esibizione di civico pefezionismo. Non sentiva neppure, mentre stava scrivendo, l'avvicinarsi dei rombi della tempesta berlusconiana.

PS. La vicenda della casetta semirurale (la casa-palestra) di Santerno di Ravenna risalirebbe al 2007. Chi l'ha tirata fuori, se così è; e perché?

lunedì 24 giugno 2013

Idem con patate


Due pagine su Repubblica, con l'inizio in prima: "Il Governo scarica la Idem, dimissioni a un passo - parte l'inchiesta, sopralluogo dei vigili nella casa-palestra". Finalmente! In Italia si comincia a fare sul serio.
Nelle pagine interne si leggono autorevoli pareri. Paradossalmente condivido quello di Renato Brunetta (sic!), convinto che la Idem non si debba dimettere; mentre non condivido quello di Enrico Rossi, Presidente PD della Regione Toscana.
Come si vede la politica c'entra di straforo: si tratta di opinioni personali: come è giusto per un caso personale; che Josefa Idem ha affrontato personalmente dicendo poche e semplici cose in una apposita conferenza stampa. Nessuno sembra mettere in dubbio la sua onestà, ma quello che conta sono i principi. Se così fosse metà del Parlamento rischierebbe di doversi dimettere. "Il suo è un peccato veniale, ma cozza con l'immagine di paladina integerrima della morale e dell'etica". Così si esprime l'intransigente Daniela Santanché. "E' un'arrogante (senti chi lo dice), se ne deve andare". E poi: "Nessuna indulgenza, e quel Ministero spetta a noi".
Viva l'Italia!
Dario Ginefra, deputato PD, aggiunge: "Dovrebbe valutare seriamente l'ipotesi di togliere il Governo Letta dall'imbarazzo di dover scegliere per lei". Fine considerazione politico-etica!
Io personalmente (per quello che vale la mia opinione) ho quasi voglia di vomitare: Queste affermazioni di tracotante intransigenza mi pesano come patate non digerite nello stomaco. Chi ha visto la Idem nella penosa conferenza stampa avrà notato, con vergogna, l'impaccio della grande atleta dipinto sul volto: quello di una persona onesta. Ma questo evidentemente non basta: è una specie di gogna che fa sentire gli altri, migliori di quanto non siano in realtà.

giovedì 13 giugno 2013

Nomen omen

Stando senza reticenze sulla cronaca, può essere significativo vedere come una Giunta nuova in poche ore, o in pochissimi giorni, può rivelarsi molto difficile da mettere in piedi.
Mentre alcuni nomi e ruoli cominciano a delinearsi (così si dice), almeno fino alle ore 18:30 di oggi 13 giugno, settori di fondamentale importanza sembrano ancora sguarniti: l'urbanistica per esempio. Che in precedenti esperienze amministrative si è affidata in pochi minuti.
La città non manca di possibili soluzioni all'insegna della competenza, del cambiamento, della consapevolezza che questa dovrà avere fatalmente una dimensione maggiore: pena il suo disfacimento.
I nomi possibili non sono molti, ma non mancherebbero. Ma è questione di nomi o di cognomi?


mercoledì 12 giugno 2013

Impossibile tacere


Il caso è di tale gravità e ormai di così estesa conoscenza che, nonostante mi sia già espresso pubblicamente almeno due volte prima che cominciassero i lavori, è impossibile evitare di ritornarci sopra. A cose ormai compromesse e in corso d'opera; purtroppo si può dire sinora.
Potrei limitarmi ad affermare che, se fossi stato io amministratore comunale o esponente di un organismo di tutela, alla sola vista di quanto si chiedeva di fare a ridosso del Palazzo dei Diavoli, avrei buttato domanda, pareri già avuti, rendering già presentati, dalla finestra; vergognandomi anche per chi ha avuto il coraggio di presentare e redigere un simile progetto. Fidandomi dello sguardo che i miei venticinque lettori vorranno dare alle immagini qui sotto esposte (ma se vanno su internet le trovano quasi tutte, ma non tutte), spero che il loro primo sentimento sia di incredula incazzatura. Il Palazzo dei Diavoli è un unicum per storia, significato, inusuale qualità architettonica e figurativa. E di significato urbanistico: è infatti (purtroppo si dovrà dire era) un edificio di tale forza simbolica da costituire, a nord, la vera prima Porta della città di Siena.
E' incredibile come ciò che si sta costruendo sia passato, partendo da una pia committenza, tra le mani di ottimi professionisti, autorità comunali, comprovata competenza e severità degli organi soprintendenziali. Mi dispiace anche per loro.
Spero soltanto che la nuova Amministrazione Comunale trovi il disarmante coraggio di chi intende presentarsi, da subito, con segni evidenti di cambiamento rispetto al recente passato.
Le immagini qui di sotto fanno parte degli elaborati presentati ai fini della approvazione del progetto. Sarebbe bastata un'occhiata per capire l'offesa che si stava facendo nei confronti di uno dei più straordinari monumenti del nostro passato, non solo senese.
Non è mai troppo tardi per impedire i disastri: e la nostra città ne ha conosciuti recentemente fin troppi.

rendering prodotti per l'approvazione

martedì 4 giugno 2013

Contro l'urbanistica delle sigle e/o degli sproloqui




Giancarlo De Carlo e Francesco Di Giorgio (sullo sfondo) a Urbino

Per chiunque ne sia interessato (For whom it may concern)
 Siena, 31 maggio 2013

Primi appunti per un elenco semplificato, ma ragionato, dei possibili interventi che, coerenti con una linea urbanistica complessiva, abbiano anche la necessaria flessibilità nel caso dell’ampliamento della città di Siena ai comuni confinanti


1. Interventi a breve termine (un anno) e a costo vicino allo zero.
Essi possono essere anche esaustivi in sé nel caso che il singolo intervento, per quanto limitato, abbia il significato di inizio di una azione politica e risulti particolarmente leggibile e perciò significativo.

a) Riqualificazione e recupero di Piazza 4 Novembre a San Prospero.
Se ne possono – in questo caso apparentemente secondario – già identificare le principali azioni da compiere.
-       Togliere i parcheggi esterni alle abitazioni ai bordi della piazza, lasciando massimo 2/4 posti nella parte a cul de sac verso Viale Trieste.
-        Ripiantare gli alberi caduti o eliminati
-        Togliere la raccolta-rifiuti verso il Viale Vittorio Veneto: può divenire un’area di fermata dei bus urbani
-        Rivedere illuminazione pubblica, sedute, pavimentazioni e aree verdi
-        Manutenzione costante
b) Iniziare la liberazione dalle soste auto lungo Via Pian D’Ovile con una prima riduzione del 50% (fare verifica sui residenti lungo la via e nelle immediate vicinanze).
Inoltre liberare e recuperare l’intero ambiente della Fonte Nuova e renderlo facilmente visitabile.
c) Piazzale Rosselli (o della Stazione): “ripulire” da interventi mal riusciti e mal tenuti ricreando la spazialità di fronte alla Stazione. Intanto organizzare il recupero e il restauro architettonico integrale della Stazione Ferroviaria (arch. Angiolo Mazzoni Del Grande, di famiglia senese, e autore riconosciuto dalla Storia dell’Architettura Moderna Italiana).
Operazione forse da finanziare con fondi europei, o ricorrendo a sponsor privati e/o pubblici.
d) Inizio significativo-simbolico del trasferimento della Pinacoteca al Santa Maria della Scala, con la messa in Mostra, organizzata in modo stimolante e perfetto, di capolavori uno alla volta; ridando così significato e spinta alla ripresa dei lavori della effettiva realizzazione del grande Museo.
Intanto utilizzo immediato dei 600 mq già recuperati al piano superiore, insediandovi attività di ricerca e studio connesse con la costituzione del Museo.
e) Riqualificazione (al limite restauro) del Centro di Quartiere di Torre Fiorentina con l’inserimento, al posto della scuola fatiscente e in stato di abbandono, di attività e funzioni che vitalizzino il quartiere e agiscano economicamente. Con questo apporto, che può essere privato, si può rendere possibile il costo zero dell’intera operazione. Il primo anno sarà necessario per organizzare l’operazione: sia in termini di scelta urbanistica, che di soluzione economica dei costi del recupero. Questo può essere graduale, ma l’operazione deve essere trasparente, credibile e partire in tempi brevi.
f) Ridisegnare l’area Pescaia-Colonna di San Marco: troppe auto e poco spazio a causa della eccessiva e incoerente edificazione. Lavorare, per ora, sulle aree di incerta utilizzazione destinandole tutte alla fluidificazione del traffico e dei movimenti.        Etc…



2. Interventi a medio termine (5 anni, cioè una legislatura) con progettazione e organizzazione operativa a finanziamento prevalentemente “esterno”: Europa, Regione, Privati significativi…

g) Completare funzionalmente l’ampliamento dei confini della città ai Comuni contermini. Elementi portanti dell’accorpamento dei Comuni contermini verso la “città più grande” sono: nuova forma urbis, mobilità da e verso il centro storico con diminuzione dell’uso dell’auto, e nuovi mezzi e tecnologie di trasporto. Ri-distribuzione delle funzioni civiche e sociali essenziali, tenendo conto delle diverse dimensioni degli insediamenti esistenti (non solo quantitative, ma storicamente significative, potenzialmente ampliabili, etc…).
Dunque: un Comune più Municipi semplici ed efficienti. Nuovo sistema di vincoli ambientali: dalle valli verdi della città storica alla campagna dentro il nuovo sistema urbano.
Siena come Centro di almeno una struttura europea (C S E). Ad esempio Centro Studi e sperimentazione dell’uso delle Tecnologie ambientali nei centri storici: limiti e possibilità. Quindi Siena sede di un Laboratorio Europeo Permanente (L E P).
h) Ricostituzione della “Strada-fiume” prevista dal Piano Regolatore Secchi, e relativo progetto urbano (urban center).
Ipotesi: interramento parziale della ferrovia (vedi Bilbao, etc.); sopra e sotto passaggi pedonali e ciclabili ove necessario; mezzo di trasporto pubblico in sede propria tra Area Policlinico e Area Stazione (studiare il percorso, la tecnologia di trasporto, etc.); probabile eliminazione di qualche rotatoria esistente.
i) Ri-classificare il sistema il sistema degli arrivi e approdi alla città, considerando la diversa dimensione che la città potrà assumere: identificarli e individuarne la funzione non esclusiva ma principale, che li renda complementari e, ove necessario, intercambiabili.
l) Sistema Area Centrale (S A C): Fortezza, la Lizza, piazza Matteotti, Stadio, Mercato, campino di San Prospero (parcheggio con un ulteriore piano interrato?)… Continuità pedonale e ciclabile.
m) Ripresa e completamento del Santa Maria della Scala (S M S); (ricercare finanziamento europeo e/o internazionale; collegamenti con i principali Musei europei e mondiali). Assicurare al Santa Maria della Scala una direzione di qualità a livello internazionale. Sede di Laboratorio Urbano permanente (urban center).         Etc…

N.B.
L’ampliamento del confine della città fino a comprendere l’attuale Comune di Monteriggioni sembra una azione possibile anche a breve termine, e di evidente rafforzamento della credibilità di un ampliamento più generale.

Augusto Mazzini


PS.
Domenica 9 e lunedì 10 giugno a Siena si vota il ballottaggio per eleggere il Sindaco dei prossimi 5 anni.

mercoledì 29 maggio 2013

Eyes white shut


C'era già stato un primo segnale: la perdita forte di voti nelle regionali del Friuli. Poteva essere un avvertimento, ma lo sconsiderato atteggiamento tenuto soprattutto nei confronti della folta pattuglia dei suoi eletti in Parlamento ha certamente fatto il resto. Mancanza di autonomia e nello stesso tempo di direzione politica; il silenzio a cui sono stati costretti i Suoi deputati. Suoi con la maiuscola perchè ha voluto far sentire, mai ammettendolo chiaramente, che lui era di fatto, più che il leader, il padrone delle persone che aveva messo nel Parlamento Nazionale.
Non ha sentito né i primi segni di protesta, né gli ultimi; ed è cominciato da lì, probabilmente, un sussulto di dignità che avrebbe dovuto cogliere: se fosse un leader e non un padrone. Più in generale l'ombra mai dissolta del ruolo di Casaleggio ed anche, sembra, delle fonti di finanziamento, hanno tolto alle urla di Grillo il presunto potere carismatico, quasi ipnotico: ora sembra ipnotizzato da se stesso e dall'immagine che si era costruito. Ma, faccia lui!
Se il suo parere, in sintesi, sul disastro elettorale del suo movimento nelle ultime elezioni Comunali è "hanno vinto i peggiori" (Repubblica); "ha vinto l'Italia peggiore" (L'Unità) ciò significa che non ha capito quello che è realmente successo; ma soprattutto non ha capito di offendere, in questo modo, gli italiani; sia quelli che hanno votato ma anche quelli che non hanno votato. Specialmente i suoi, che non avendolo votato vengono precipitati tra i peggiori. Davvero un bel leader!
Certo l'astensionismo ha avuto proporzioni che devono far riflettere tutti: peggiori o migliori che siano. Ognuno conosce, come io conosco, molti votanti e posso giudicarli individualmente, in modo anche molto critico: ma certo non oserei classificarli come i peggiori. Anzi, tanti peggiori, e ne conosciamo qualcuno, hanno votato e rivoteranno ora nei ballottaggi necessari.
Ce l'aveva particolarmente con Siena, ma qui - caso strano - l'astensione dal voto è stata inferiore alle media nazionale. E il Movimento 5 stelle ha praticamente dimezzato i suoi voti. Speriamo che, se nel ballottaggio rivoteranno tutti i suoi, votino bene. Cioè Valentini Sindaco. Senza confinare, per questo, l'avversario Eugenio Neri, tra i peggiori della società senese.