lunedì 20 ottobre 2014

Alvar Aalto, una presenza viva


1. Il 14 novembre 1965 si aprì a Firenze, a Palazzo Strozzi, la mostra di Alvar Aalto.
Il 16 novembre l'Assessore all'Urbanistica del Comune di Siena scrisse al maestro.
L'Assessore ero io, dall'aprile dello stesso anno. Avevo 26 anni.
Leonardo Mosso, curatore della mostra e già collaboratore di Aalto, fu di grande aiuto.


2. Rivedendo ora la lettera che inviai a nome del Sindaco mi accorgo, anche dalla calligrafia, di quanto tempo è passato. Ringrazio il giovane laureando Szimon Rushevsky di averla fotografata nell'archivio di Aalto.
Nello splendido libro "Drawn on sand" avevo, nelle note, trovato memoria e collocazione della mia lettera.


3. Perché la lettera? Perché così sollecita, perché la fretta?
La figura di Aalto coincideva perfettamente con l'intenzione di dotare Siena di un Centro Culturale grande e aperto. Dalla musica a... 
La città aveva bisogno di una struttura, di un luogo, che rafforzasse - insieme - la vita culturale e l'equilibrio urbano: cioè tra le parti della città.
La città infatti si era espansa e la Fortezza  era ormai al centro della compagine urbana: ma vuota e assente.
Era presente come le architetture civili di Aalto avessero dato consistenza urbana alle piccole città finlandesi.
La fretta, invece, era data dalla situazione politica con la crisi delle maggioranze di sinistra che amministravano tante città, compresa Siena.


4. A gennaio 1966 Alvar Aalto e la moglie Elissa erano a Siena. Intanto avevamo preparato due plastici, di cui il più grande in scala 1:4000, che rappresentava tutto il territorio più legato alla città; rendendone bene la nuova configurazione fisica.


5. Aalto seppe subito dare la suggestione del rapporto tra la Fortezza e il centro storico, semplicmente disponendo con sapienza la mano sul plastico.

6. Era nevicato, ma andammo a piedi verso la Fortezza ancora innevata. Mentre la Piazza del Campo - come si vede - era stata sgomberata della neve.


7. Aalto, sul luogo, fu immediatamente interessato dalla intervisibilità tra le emergenze del centro storico e l'affaccio della Fortezza. E questo si leggerà poi nel progetto, come vedremo.
Era presente anche il Sindaco Fabbrini (il primo a sinistra) che aveva sùbito condiviso l'idea del progetto.
Giovane anche lui: 39 anni.


8. Ci volle un po' di tempo per spedire i plastici in Finlandia. Quando questi, trasportati a Pisa con una autoambulanza, furono caricati sull'aereo, ebbi una sgradevole impressione: come di un malato grave.
La situazione politica a Siena non era infatti la migliore. Il Comune si reggeva con l'appoggio esterno dei Socialisti che, a livello nazionale, andavano ormai formando il Governo con la Democrazia Cristiana.
Il cosiddetto Centrosinistra.


9. Aalto comunque aveva già fatto intuire, con una schizzo, il nucleo generatore del suo progetto.
Questo sarebbe il compito degli schizzi. Quando, all'inizio di giugno, ritornò con le tavole del progetto di massima gli animi sembrarono rasserenarsi. Il progetto ricevette ufficialmente solo consensi. 


10. I disegni erano tutti a lapis nero con, a matita arancione, i muri della Fortezza. La sezione sulla città faceva capire il legame tra il nuovo e l'esistente: il coerente filo a distanza, ma ininterrotto, tra le emergenze del centro storico e la nuova architettura.


11. Dalla sezione sull'Auditorium e dal ventaglio della pianta, si potevano leggere due elementi fondamentali. 
  • La continuità possibile tra spazio interno e spazio esterno (con gli oltre 2000 posti).
  • E la aaltiana forma a ventaglio asimmetrico capace di far percepire sempre la sensazione di una sala affollata.


12. E poi, oltre la forma, i materiali a confronto: il rosso dei mattoni della muraglia Medicea e il bianco del nuovo volume che però, sotto la luce, avrebbe potuto, con i suoi spigoli, richiamare un discreto bianco e nero.


13. Il piccolo plastico di studio realizzato sulla base fornita dal Comune (scala 1:500), pubblicato più tardi, rendeva conto degli armonici contrasti. Ma soprattutto accennava la diretta percezione che dal foyer si sarebbe avuta del centro storico ("taglierei due alberi" aveva detto Aalto nel suo sopralluogo).

14. Gli incontri con gli architetti e gli ingegneri (allora eravamo pochi) avevano confermato la condivisione del progetto. Lo sottolineava la bandiera bianco-nera-arancione della Lupa in regalo.

15. L'incontro nello studio del Sindaco con Enzo Carli, finissimo Sprintendente, rassicurò anch'esso. Ma il conformismo e l'impreparazione già penetravano parte dell'opinione cosiddetta pubblica.


16. Le cose infatti precipitarono. La Giunta fu messa in minoranza. Ma sembrava ancora possibile salvare il progetto ("al di sopra della marea!" aveva detto a gran voce un dirigente socialista).
Il progetto infatti avrebbe potuto essere pagato con la quota di utili che la Deputazione del Monte dei Paschi erogava al Comune. Ma fu un NO. Vorrei precisare che non fu la Banca come tale a dire di no, ma furono i suoi esponenti pubblici. Il motivo fu tutto politico? Io penso di no. Penso che si avesse anche timore di creare un'occasione per un rinnovamento di competenze, di cultura e di generazioni.
Fu quindi Roberto Barzanti, mio coetaneo, che si assunze il doloroso compito di comunicare ad Alvar Aalto, che era a Venezia, la caduta del progetto. Anche Barzanti era inciampato per l'emozione.


17. Alvar Aalto amava la Toscana, specie le parti più significativamente marginali. Un antico edificio medioevale nella campagna senese era aaltiano da centinaia di anni.
PS. Questo testo è stato da me letto (male) in occasione dell'incontro su Alvar Aalto tenuto presso l'auditorium del Monte dei Paschi a cura dell'Ordine degli Architetti, con la lezione del relatore Francesco Dal Co e l'intervento di Pier Luigi Sacco.