lunedì 25 novembre 2013

Un partito democratico





 
Non conosco personalmente né Renzi, né Civati (ho avuto solo modo di salutarlo); né Cuperlo, che voterò alle primarie PD dell’8 dicembre.
Perché Cuperlo? Meglio cominciare al contrario: perché non Renzi, non Civati?
Per motivi completamente diversi, eccetto uno che accomuna gli ultimi due: l’età, 38 anni. Cioè ambedue giovani, e perciò in grado di provarci benissimo più in là, anche di poco.

Renzi è, e sembra che lo rimarrebbe anche se eletto, Sindaco di Firenze. Due incarichi pesanti e, oggi, incompatibili. E’ lontano il periodo storico, quando Èdouard Herriot fu Sindaco di Lione dal 1905 al 1957, e Presidente della Camera dal 1925 al 1928 e dal 1936 al 1940. Nel caso di Renzi avremmo, semmai, una indigestione di attivismo protagonistico, più che un frenetico e pur laborioso andirivieni. Ma il motivo del mio non voto è altro. C’è del post-berlusconismo nel suo apparire e nel comportamento politico spregiudicato. E’ iperproduttivo di spunti e poco definito in leggibili “punti programmatici” per la riforma del partito. Anzi per il superamento del partito in quanto tale: quello che è ora il PD, certo da ristrutturare, ma non da liquidare di fatto. Ogni partito, per essere tale dovrebbe essere aperto, ma con regole valide per tutti, anche per il suo segretario. Soprattutto per lui. Il suo protagonismo non sembra preannunciare comportamenti misurati: tutt’altro.
Si tenderà poi a imitarlo: già è fastidioso sentirsi definire renziani, civatiani, cuperliani, peggio ancora dalemiani, etc; identificandosi come gregari privi di tutte le diversità che arricchiscono ogni persona, anche un politico. Dunque no a Renzi.

Di Civati non si può dire che bene. E’ colto, attento ai problemi veri, davvero giovane e nuovo. Anche se accentua volentieri, persino fisionomicamente l’aspetto giovanile: con barba/senza barba, etc.  Io lo vedrei come vicesegretario, se potessi scegliere. Ma non lo voto per segretario.

Su Cuperlo sarò breve. Ha l’età giusta per essersi liberato da qualsiasi presunta baffuta ascendenza. Ha stile e insieme carattere. Si esprime chiaramente e sinteticamente. E’ stato comunista. Come me e molti altri, che lo eravamo solo perché iscritti al PCI, che era già un’altra cosa.  Lo voterò volentieri.

martedì 19 novembre 2013

Chi è titolare delle scelte urbanistiche?


Dobbiamo ringraziare il Corriere di Siena se veniamo (noi cittadini, ma credo anche qualche Assessore) informati delle ipotesi di fondamentali scelte urbanistiche che si profilano da parte di privati, direttamente presentandole al Sindaco della città: unico referente al momento.
Venerdì 15 c.m. “..il Presidente della Robur Massimo Mezzaroma insieme al suo architetto personale Christian Pallanch” hanno presentato al Sindaco Valentini un progetto di massima riguardante la ristrutturazione dello stadio (di proprietà comunale), insieme alla riconversione urbana della zona (ovviamente suolo pubblico) …
Sarebbe utile entrare nei dettagli del progetto: basta però accennare all’allargamento a 25 metri del viale sotto la Fortezza (?). “Alla base – si legge sul giornale - c’è l’obiettivo di salvaguardare la zona dalla congestione del traffico e sfruttare la nuova organizzazione dei posteggi durante i grandi eventi (partite, concerti – dove?, mercato) …”. L’articolo finisce con questa affermazione: “Un giro di affari, all’incirca di 30 – 50 milioni di euro che assicurerebbero un nuovo futuro a Siena e alla Robur. Anche come spot per il rush finale a Città capitale della Cultura Europea 2019”. Alei !
Il Sindaco, che ha ascoltato con grande interesse risponde tra l’altro: “..coinvolgere tutta la Comunità. In primis le forze politiche di maggioranza e minoranza, le associazioni di categoria di commercianti ed artigiani, la popolazione senese e i tifosi…” aggiungendovi poi, più specificamente, “gli abitanti della zona, cittadini e tifosi della Robur …”.
Il Corriere di Siena ci informa, il giorno seguente, anche di alcuni dettagli interessanti dell’incontro: cioè che Massimo Mezzaroma indossava impermeabile nero sopra il vestito blu, golf in cashmere e seta con scollo a V e cravatta rossa. Mentre Christian Pallanch (responsabile tecnico delle infrastrutture ed eventi della società bianconera) era vestito decisamente più casual (jeans, camicia bianca con giacca evergreen). Stavamo in pensiero!
Il Sindaco si rivela soddisfatto dell’incontro “perché ho verificato che c’è la volontà da parte dell’A C Siena d’andare avanti con un progetto serio”.
Non ci sono commenti da fare: lo stralcio di cronaca parla da sé. Così come le immagini dell’incontro certamente non carpite di nascosto. Da notare comunque l’assenza degli Assessori competenti e l’enfasi data all’incontro. Un grande evento?
Martedì 19, sempre sullo stesso giornale (a cui va il merito di aver svelato l’evento), viene intervistato l’Assessore Maggi (Urbanistica, Traffico, Movimenti etc.) il quale, giustamente, parla dei suoi pesanti argomenti di competenza. Ovviamente nessun riferimento all’incontro Sindaco-Mezzaroma, a cui non era presente.
Colpisce però l’annuncio che si sta progettando il servizio di byke sharing, condivisione della bicicletta.
L’Assessore ai Lavori Pubblici, Ambiente, Patrimonio tace. Per ora.


giovedì 7 novembre 2013

La città, l'edificio (e il ponte)


Nonostante la lunga e movimentata storia di questa città, e il suo rapporto inevitabilmente subalterno con Firenze, per un senese è impossibile non sentirla vicina. Per la inevitabile vicinanza geografica, e anche morfologica con Siena; per la cultura moderna in cui ha potuto inserire suoi cittadini: due nomi per tutti: Romano Bilenchi e Mino Maccari. Mino Maccari, poi, fu anche senese: nacque infatti a Siena in Via San Girolamo 2, dove una lapide lo ricorda. Chi ha avuto l'opportunità di abitare nel periodo dell'adolescenza formativa (?) nello stesso edificio, e più tardi di conoscerlo come committente del primo drappellone (il Palio) affidato ad un artista per chiara fama (Palio del 16 agosto 1970, anno dell'effettiva Unità d'Italia), può ricordare, e non vergognarsi di ripeterlo, l'elenco degli inquilini di quel palazzo all'epoca in cui il Maccari vi abitava. Perciò, nell'ordine da lui stabilito: Billi-Belli-Grossi-Grassi-Maccari!
Tale era la sua capacità di afferrare ogni minima occasione per rovesciarla in una satira esplosiva.
Evviva Colle, dunque.
A una condizione, però. Che questa città, ormai di ben più di 20'000 abitanti, senza considerare i centri vicini che ne sono o ne saranno attratti, prenda coscienza della necessità di una piccola ma decisiva mutazione urbanistica.
Fa un po' pena arrivare a Colle quasi prevalentemente all'improvviso o attraverso strozzature che non ti fanno leggere la sua fisionomia; tutto questo quando la città ha tante opportunità per affrontare una possibile mutazione del suo rapporto con l'esterno. A patto di fare scelte che solo l'attuale stato di abbattimento psico-politico-economico sembra non consentire nemmeno per idea.
Tutte queste premesse, in realtà, cercano di introdurre un'idea minuscola che, trovando le condizioni economiche per realizzarla, e politiche per avere il coraggio di tradurla, potrebbero accendere un nuovo modo della città di proporsi a chi vi arriva. Aumentandone quindi la capacità seduttiva.
Schizzo a memoria
Sarò breve. C'è Colle alta e la parte bassa anch'essa antica, ma non riconoscibile come tale; c'è la sua crescita moderna; le nuove cospicue espansioni, non tutte di pessima qualità: ma certamente il tutto privo di una più robusta intelaiatura. In poche parole si tratta, approfittando di una viabilità già esistente, compresa una rotatoria, di aggiungere un altro punto di penetrazione alla città: da un lato che verrebbe innervato da questa nuova disposizione nel suo territorio. Gli schizzi che accompagnano questa strana introduzione parlano abbastanza chiaro: basta leggerli per quello che sono. Qualcosa di più di una semplice intuizione. Sappiamo bene che l'Urbanistica ufficiale è morta o gravemente ammalata, ma rimane l'obbligo di credere che l'urbanistica vera sia il quadrante in cui la forma esistente di una città può rinnovarsi o deperire ulteriormente.
Dunque, in breve, questo il suggerimento: formare una nuova porta che faccia incontrare una nuova e puntuale edificazione significativa e di evidente richiamo (dall'interno e dall'esterno). Poi costruire (soldi europei, come hanno fatto altre città italiane?) un ponte sull'Elsa in uno dei suoi punti più belli e aperti: un ponte complesso, dove mezzi, pedoni e ciclisti possano convivere sicuramente. Poi l'innesto verso il cuore della città sull'asse principale che da Gracciano porta fino a Colle alta. Quasi in un baricentro ideale aperto in tutte le direzioni.
Chi entrasse ancora dal vecchio ingresso-strozzatura per Colle Centro potrebbe trovare poi, se l'Amministrazione Comunale si ricordasse di un vecchio progetto per la riqualificazione della Piazza Bartolomeo Scala, la Porta metallica prevista per quel luogo: sia in memoria di un'antica porta esistita, sia per tenere compagnia al colorato e bell'edificio di Michelucci, che la città sembra non aver mai sentito come proprio: finora.