lunedì 28 novembre 2011

Si può parlare bene di una nostra architettura?



Siena, centro commerciale "Le grondaie", Unicoop Firenze, 1997-99
  • Il testo di Carlo Nepi su "L'industria delle costruzioni" n. 348, ottobre 2000, p.p. 26-35, è di particolare ricchezza interpretativa. Foto: Bruno Bruchi

mercoledì 23 novembre 2011

Dal merito al talento

                            
Il merito oggi sembra comporre, insieme a onestà e dignità, la triade di valori che dovrebbe impregnare di sé l'azione politica e amministrativa: cioè il governo a qualsiasi scala esso sia. Questo per far emergere la buona politica affinché sconfigga l'antipolitica: il qualunquismo, si sarebbe detto una volta, aperto alle più squallide e pericolose avventure.
Per le persone che sono dentro le pubbliche amministrazioni, o che aspirano ad entrarci (oggi le porte sono strettissime data la crisi) si tratta di valutarne le capacità ad esercitare il ruolo in cui già sono, per essere promosse; o a cui dovranno accedere per la prima volta. A giudicarle saranno di norma persone che guidano la struttura o comunque hanno in essa funzione di comando, direzione, controllo. Non sarebbe meglio affidarsi, totalmente o parzialmente, a persone esterne che siano dotate di accertata e specifica competenza e, insieme, di comprovata autonomia di giudizio? E magari capaci di trarsi fuori dalla attuale foresta della miriade di norme che hanno burocratizzato, e nello stesso tempo avvilito, le strutture amministrative; rovesciandosi alla fine sul cittadino. Certo un taglio drastico della foresta falsamente garantista sarebbe una delle riforme più urgenti.

Ma le pubbliche amministrazioni, e anche quelle di tipo pubblico, hanno spesso il problema di affidare all'esterno incarichi: consulenze, studi, progetti, etc. Allora qui non c'entra più, anche perché risulterebbe ambiguo, il merito. C'entra la qualità: professionale, creativa, collaborativa, etc. Fino ad arrivare, in casi specifici - ad esempio le prestazioni progettuali o artistiche - al talento.
Si è visto che i concorsi, che dovrebbero essere la strada più adatta per la scelta, in realtà non lo sono affatto. In Italia, spesso, sono anzi il luogo, l'occasione, in cui prevalgono, anche subdolamente, le trasversalità: di cui la nostra società è oggi ricca. Il PIL (davvero "prodotto interno lordo") delle trasversalità è l'unico che cresce: partiti e loro correnti o camarille, massonerie di vario tipo (vere o presunte), appartenenza a concatenazioni poco chiare che, da minoranza offesa, si sono magari trasformate in potenti lobby sotterranee, etc. Diciamo la verità: in questi casi il talento spesso non ha scampo. Sarei in grado di fare diversi esempi di concorsi di progettazione urbanistico-architettonica, che oltretutto non hanno generato alcuna realizzazione. 

Etimologicamente talento nasce in Grecia come unità di misura di peso, moneta: dunque un valore concreto.
Oggi è molte qualità insieme; quando il talento è grande, è in sé una qualità concentrata. Certamente esso, se è tale, è anche garanzia di libertà, autonomia, coraggio.
Ha scritto Giuseppe Mazzini:"Bisogna ch'io rappresenti in atti quella ch'io credo verità. Non devo nascondere sotterra il talento, ma farlo fruttare".
C'è poi chi ha scritto che oggi "più della qualità conta l'opportuno tacere". E il talento, come si è visto, è, rispetto alla qualità, un gradino ben più alto.
Dunque ancora più difficile da riconoscere anche con gioia, come si dovrebbe.

A.M.

venerdì 18 novembre 2011

Senza titolo


Parole drastiche, giudizi senz'altro sbrigativi: i tempi lo richiedono. Per il Governo che, avendone titolo, avrei approvato senza riserve, basta la straordinaria vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera di ieri, dove si vede Napolitano seduto al ristorante con la Lista in mano e il cameriere Monti che così gli descrive il piatto proposto: "SURGELATI, MA OTTIMI BOCCONI!".
Per il resto invece, un giudizio a sinistra e uno a destra. La Lega escludiamola, ormai: con tanti "milanesi" al governo ha i voti contati.
A sinistra il malcontento d'obbligo: l'altezzosa insofferenza di mature signore da Manifesto; la solita affermazione prevedibile in ogni occasione dei leaderini; la stupidità degli studenti, per fortuna pochi, che, già fissate le loro manifestazioni, si appropriano immediatamente di slogan opposti al "governo dei banchieri". Meglio forse gli sbancatori di denaro e di scuola pubblica appena usciti?
Per la destra il gioco delle parti, triplo: Alfano che appoggia il nuovo Governo come se fosse la prosecuzione della sciagurata compagine che l'ha preceduto; Berlusconi che tace in Parlamento, lancia pietre mascalzonesche in privato ma subito diffuse, per poi negare, al solito, di averle tirate.

A.M.

venerdì 11 novembre 2011

Uomini e topi

I livelli della politica e dei "politici" (meglio usare le virgolette per comprenderci anche quelli che dovrebbero fare altro - o niente che è anche meglio), i livelli dicevo, sono così tanti, e marcati, che sarebbe meglio parlare di dislivelli.
La crisi in atto, economica per tutti i paesi, anche politica per alcuni, è per l'Italia più grave quella politica perché concausa determinante di quella economica. Si leggono, infatti, nei comportamenti politici, differenze non tanto di schieramento, che sarebbe normale, quanto di qualità, spessore, competenza, equilibrio, onestà, dignità, senso civile e il loro contrario; si va da un estremo all'altro: fenomeno reso possibile dai meccanismi elettorali che hanno scaraventato in parlamento persone di ogni tipo non scelte dagli elettori, ma indicati dai partiti: chi più chi meno, ma nessuno escluso.
Nella massa dei parlamentari, ormai anche eccessiva, sembra avere prevalso la  cattiva merce; e dispiace per le persone di valore, che pure ci sono.
Senza ri-dire male le cose che altri hanno già detto, e stanno ancora dicendo, è meglio limitarsi a fare esempi diversamente significativi, limitandosi al centro sinistra e la sinistra in generale.
Primo: l'insopprimibile volontà di alcuni ex leader di rimanere sulla scena, trovando pretesti per distinguersi, specie nei momenti difficili, solo per rimanere visibili. O leader di partiti minori che perdendo di vista la priorità assoluta - la salvezza del paese - preferirebbero le elezioni subito per crescere di qualche punto, ormai fuori tempo massimo però.
Secondo: il ricomparire, come da pertugi che si aprono solo quando c'è odore di elezioni, di figure fuori gioco (cioè fuori dal Parlamento) che rappresentano poco più che se stessi, considerando la loro coerenza sul nulla una medicina da riproporre. Meglio non fare nomi, ma uno si può: tale Rizzo, che ricompare nei momenti inopportuni con la sua poco credibile fedeltà a non si sa bene che cosa.
Terzo: il Presidente della Repubblica, che in questo dramma  è stato ed è l'unico capace di rappresentare  l'Italia nei fondamentali rapporti internazionali.
Scalfari, severo interprete della realtà del paese, lo ha definito, per la nomina di Mario Monti a Senatore a vita, un "genio della politica". E Scalfari non è normalmente generoso verso gli altri, specchiandosi spesso su sé stesso.
Augias, più attento alla perfetta forma dell'atto con cui Napolitano ha riempito  il suo posto vacante tra i Senatori a vita, ha definito l'operazione della nomina di Monti "un ricamo".
Ed è con questo atto che forse ce la caveremo.
Spesso la complessità si schiarisce con atti apparentemente semplici.

A.M.


mercoledì 2 novembre 2011

Repetita iuvant


I segnali positivi riguardanti l'assetto urbano di Siena che arrivano in prima persona dal Sindaco, mi spingono a "pubblicizzare" una nota in dieci punti che, diversi mesi fa, avevo scritto senza mandarla poi a nessuno, mi pare. Sono cose che poi ho via via ridetto e che, sicuramente, oggi andrebbero approfondite meglio. Dovessi comunque individuare ora delle priorità, considerando che lo stato di crisi e le difficoltà che toccano anche la nostra città costringono a selezionare, direi:

  • politicamente il punto 1, cioè l'allargamento dei confini comunali ove ritenuto più necessario
  • urbanisticamente il punto 9, cominciando intanto a studiare le difficili soluzioni per l'area stazione/strada fiume.
  • praticamente il punto 3, relativo alla pedonalità; mentre per i parcheggi speculativi entro le mura il pasticcio è già fatto, per merito della precedente gestione urbanistica
A.M
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