mercoledì 30 maggio 2012

Giù le mani da Buffon


Non ci siamo proprio, anche in questo caso, povera Italia!
Su la Repubblica di oggi Giuliano Foschini & Marco Mensurati (quando i nomi si abbinano, tanto più per un articolino come quello odierno, vuol dire che ciò che si dice è rischioso anche per chi scrive: mi ricordo di articoli formidabili, quelli sì, su storie di mafia e malavita firmati D'Avanzo e Bolzoni); Foschini & Mensurati, dicevo, scrivono a proposito di Buffon: "... l'uomo più rappresentativo della selezione azzurra rischia di ritrovarsi a dare spiegazioni dei propri comportamenti...(sic!)..."
Quali comportamenti? Cosa ha fatto? Ha solo espresso, con chiarezza e onestà, quello che pensava. Quando non è indispensabile vincere, è tecnicamente e strategicamente inutile volerlo fare a ogni costo.
Nello sport coesistono la tecnica, la tattica e la strategia. E questo è bello ed emozionante. Nel calcio il campionato è una guerra lunga, e vale talvola la pena ottenere sul campo (non concordare o pagare) un risultato utile. Chi non capisce questo, non capisce niente, almeno del calcio.
Buffon ha espresso un'opinione, cioè un pensiero: coraggioso nella situazione attuale.
Non è solo un grande portiere; è un grande uomo: un monumento dello Sport italiano, riconosciuto come tale anche con alte e ufficiali onorificenze.
Ci vuole una bella faccia per sottoporlo a una investigazione: "La polizia chiama Buffon. Spieghi le sue parole". Questo è il titolo di Repubblica. Esiste in Italia il reato di opinione e/o di pensiero? Siamo davvero a questo punto?
Se Buffon verrà interrogato si ricordino che sa parare anche i rigori!

A.M.

martedì 29 maggio 2012

Le parole sono pietre (Carlo Levi)


La banale e fastidiosa ripetizione giornalistica di alcune parole (sempre le stesse) quando c'è un evento (parola anche questa da evitare) di particolare pesantezza, può trasformarsi in certi casi in volgare stravolgimento di ogni misura e, addirittura, in orribile stridore con ciò che sta accadendo davvero.
Oggi su la Repubblica il titolo di testa era (è, purtroppo, fino a domattina): "Scommesse, terremoto nel calcio".
Io ho comprato questo giornale, come faccio da troppo tempo, nel momento in cui il terremoto, quello vero, provocava di nuovo, nelle aree già colpite, morti e nuove distruzioni.
Terremoto, bufera, nel mirino etc. sono scopiazzature di tragica ascendenza. Chi fa i giornali ritrovi la misura: già troppa gente urla invece di ragionare. Temo che l'Italia abbia contratto anche questa malattia: e le cure per ora non ci sono.

A.M.

venerdì 25 maggio 2012

Cose Turche

"Caro Augusto, stamattina leggendo un giornale Turco ho visto la notizia che hanno buttato giù
a Istanbul l'edificio (distilleria) che aveva progettato R.Mallet-Stevens per il governo Turco 
negli anni '30.....
Erano primi anni della fondazione della repubblica turca e questo edificio era diventato il simbolo
di quei anni come architettura. Uno dei primi edifici in cemento armato a Istanbul.......
Nella mia infanzia ho passato molto tempo in questo luogo.

Adesso uno dei più grandi studi di architettura realizzerà questi MOSTRI che vedi nelle foto, 
due grattacieli orribili e dicono che ricostruiranno la distilleria uguale a se stessa....e chiamano restauro...!!!!!!

Sono INCAVOLATISSIMA......!!!!!!!!!!!!
Se ritieni giusto metti nel tuo blog, così la gente vede meglio quello che succede in Turchia.....
Stanno rasando a suolo tutto il paese per costruire i mostri......adirittura vendono i boschi e vendono tutto...... baci"
Prima
 
Come sarà: notare la ricostruzione della distilleria!

Zeynep Mesutoglu, interior designer, vive ora a Milano, tornando spesso a Istanbul, dove ha dei lavori.
E' stata nel nostro studio dal 1982 al 1992, collaborando ai più importanti progetti. Da architetto, non da disegnatore. Formidabile la sua capacità di disegnare un'intera tavola, a lapis, partendo da sinistra in alto come se scrivesse una lettera. La sua mano è riconoscibile in molti lavori eseguiti insieme, tra cui, il principale, il Centro Direzionale della Banca Monte dei Paschi di Siena.


Robert Mallet-Stevens (Parigi, 1886-1945), architetto e designer francese. Esponente del movimento Moderno, realizzò numerosi edifici di grande purezza formale. Un po' dimenticato, ha tuttavia a Parigi, nel XVI° arrondissement, una strada a lui dedicata (Rue Mallet-Stevens) dove le sue architetture esprimono una sottile eleganza.

mercoledì 23 maggio 2012

Fare pulito




Fare pulito. A Siena (lo scrivo per chi non lo sapesse) si dice "fare pulito" per descrivere l'operazione con cui gli spazzini (operatori ecologici) del Comune ripuliscono la pista della Piazza prima che si corrano le Prove e il Palio. Ripuliscono l'anello di tufo dalle lordure degli ignoranti e degli zozzi, che gettano carte, cicche, bicchieri, gomme... io non ho mai lordato il tufo con cose che si possono gettare nei cestini. E' un'operazione fondamentale per il regolare svolgimento del Palio.
Credo che la Città abbia bisogno di fare pulito. Per tanti motivi, e da tempo: non è cosa di oggi.
Io comincio dalle parole, eliminandone tre che non sopporto più, che non vogliono dire più niente, che sono state abusate, usate come foglie di fico, spogliate di senso.
Eccellenzesostenibilitàbuongoverno. Basta, per favore, lasciatele da parte, lasciatele stare.
Ricostruiamo la città con fatti e parole nuove.

Paolo Mazzini

scritto lunedì 21 maggio alle ore 00:18

lunedì 21 maggio 2012

Una voce autorevole

Oggi le città italiane sono sempre meno vivibili, divise in ghetti per ricchi e per poveri. Per non parlare dello scempio dei nostri porti. È possibile invertire la tendenza?

"È paradossale, ma quando vado in giro per il mondo, da Los Angeles a Seul, tutti citano come modello le città italiane, il nostro stile, il vivere appunto in piazza, in strada. Noi invece negli ultimi anni abbiamo pensato di imitare mediocri modelli stranieri, immaginando d'inseguire chissà quale straordinaria modernità. Sono molte le cose da fare, ma l'errore è pensare solo a grandi opere, utili magari alla politica spettacolo, ma non alla vita di tutti i giorni. Bisognerebbe invece cominciare dal piccolo, dalle piste ciclabili, dai giardini, dai mille minimi interventi per ricucire il tessuto urbano, a partire dalla periferia fino al cuore della città. E naturalmente bandire le automobili dai centri cittadini. Riacquistare insomma uno sguardo più lungo. La politica di questi vent'anni ha inseguito il consenso giorno per giorno, ma alla fine lo sta perdendo tutto insieme. Mi auguro che chi arriverà abbia imparato la lezione".

 Da "La Repubblica". Domenica 20 maggio 2012 in un'intervista di Curzio Maltese a Renzo Piano


Ancora una volta Renzo Piano colpisce nel segno. Con un solo ragionamento che mette insieme ricominciare dalle piccole cose, ricucire il tessuto urbano, bandire le automobili dai centri cittadini, taglia fuori tutto l'armamentario che oggi, e da tempo, in Italia ha ucciso l'Urbanistica e rovinato le città.
Quello che Piano afferma è invece solido, concreto, comprensibile. Senza farsi belli con le penne altrui, è esattamente quello che pochi altri dicono apertamente da tempo, inascoltati. Lo ringraziamo.

Disegno di Augusto Mazzini, 1997

lunedì 14 maggio 2012

Così parlò Balaustra


Le mura di Siena appartengono al Demanio dello Stato. Ma domandandolo ad uffici di enti locali diversi la risposta viene declinata in modi diferenti.
"Sono dell'Amministrazione Provinciale". Ma il dubbio sull'esattezza della risposta è immediato. "Sono bene di proprietà comunale". "La competenza è comunale". Ancora qualche dubbio. Poi, finalmente: "Allo stato attuale è Demanio dello Stato".
Allo stato attuale, quindi, significa che continua un difficile tentativo del Comune di Siena di avere a sua disposizione (e a suo carico) le storiche mura della città.
Anche se su piani diversi, aleggia una strana ambivalenza, strana e infelice. La Fortezza Medicea, costruita contro la città, ma mai usata contro di essa, è da gran tempo un luogo che, sì domina la città, ma come accessibile punto di osservazione privilegiato e amichevole.
Su un altro piano, invece, di dettaglio: la superficie esterna dei muri della fortezza è demaniale: quindi, capperi e piante varie che nessuno toglie. L'interno invece è del Comune. Uno direbbe che almeno lì siamo salvi. Per ora si, ma solo in parte: perché alcuni interventi nel tempo effettuati, i marciapiedi lungo il perimetro ad esempio (e vedremo perché), hanno un grave difetto. Si è rialzata la superficie calpestabile e, di conseguenza, i parapetti sono divenuti più bassi. Ma meglio non farla lunga.

Perchè ad un certo punto è intervenuto un accidente esterno: a Firenze, nella Fortezza da Basso, una donna è caduta dal bassissimo parapetto ed è morta, pochi anni fa. Sotto processo, e incriminati, i responsabili comunali, compreso il sindaco di allora, Domenici. Da qui probabilmente si è diffusa una paura burocratica nelle città con fortezze e mura; in Toscana per ora.
Così a Siena si è pensato di ricorrere ad un rimedio radicale: senza alcun concorso, che se ne sappia, si è dato incarico ad un architetto di progettare un rimedio definitivo. Una bella balaustra, inferriata o protezione, che rialzi l'affaccio a quota di sicurezza. Nessuno mi risulta che abbia pubblicamente visto il progetto: ma dalle informazioni apparse su Sienanews.it, sotto il titolo "nuovi parapetti per la Fortezza Medicea", si ricavano alcuni connotati della piccola grande opera: centinaia di metri lineari di balaustre per circa 450'000 euro di spesa. Balaustre che sembra ambiscano ad essere qualcosa di più. Si legge infatti: "nuovi parapetti più sicuri e pannelli informativi per la Fortezza Medicea. Sono questi i punti fondamentali di un primo progetto della struttura approvata dal Consiglio Comunale". I lavori dovrebbero iniziare, avuto il permesso della Sovrintendenza, nel mese di giugno (ritenuto evidentemente adatto per clima e maggiore presenza degli utenti). Ma vale la pena procedere nella descrizione: "(... in ogni montante della nuova ringhiera viene ritagliata con il laser la lamiera, alternativamente con la forma della Balzana e la sagoma schematica della Fortezza". E poi "(... Infine, per fornire le più immediate informazioni sulla città e sul territorio circostante, è stato previsto, in punti particolarmente panoramici, l'inserimento di piccoli pannelli informativi in lamiera ritagliata (aridàje!) con lo skyline della città di Siena e dei suoi monumenti, etc...". Basta così.
Il fatto è, anzi i fatti sono due. Uno certo e uno incerto. Che i più avveduti e sensibili, e ce ne sono, tra i tecnici comunali, sono, più che preoccupati, indignati; che la Sovrintendenza competente, invece, avrebbe dato già il suo assenso. E questo mi stupisce e, se questo vale qualcosa, mi addolora.
Ma perché questo primo progetto, visto solo a parole, non viene presentato ai cittadini nell'apposito spazio che è riservato a questa funzione, al piano terra di Palazzo Patrizi?

PS. Il primo errore, circa i "parapetti", fu quello di fare i marciapiedi rialzandone la quota: andava invece ribassata. Per raggiungere la cosiddetta altezza a norma.

A.M.

mercoledì 9 maggio 2012

10 Collodi

Chi è Beppe Grillo si sa: "un comico che si fece politico", come si legge nella prima pagina de "il Fatto Quotidiano" di oggi, 9 maggio 2012. Proprio questo giornale va oltre, oltre ogni pudore civile e mentale: intitola: "NAPOLITANO-GRILLO 0-2"! Il comico, invece: "Tra un anno si vota e il presidente (minuscolo, ndr) potrà godersi il meritato riposo". Sulla stessa prima pagina scrive l'elegante Travaglio, a conclusione del suo pezzo intitolato "Scene da un funerale", riferendosi a Napolitano: "..ma sì, dai, non è successo niente (il boom di Grillo, ndr) andiamo a nanna sereni. Clio (la moglie di Napolitano, ndr) passami la berretta da notte e stacca il telefono, che quel Togliatti chiama sempre a mezzanotte". Que finesse!
Per giunta, un ex-direttore de l'Unità, Antonio Padellaro, mai ripresosi, sotto il titolo "Crisi di nervi al Quirinale", arriva a scrivere: "..Talche alla fine, tra battute e moniti, non si capiva chi era il comico e chi l'uomo di Stato"

Quasi contemporaneamente, in TV su Rai3, il Presidente del Parlamento Europeo, il socialista Martin Schulz, affermava: "Napolitano è un eroe".
Il Fatto è questo: siamo alla merda (parola familiare a Grillo, ndr).

illustrazione di C. Chiostri da Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino, A. Tallone editore, Parigi MCMLI






martedì 8 maggio 2012

Inciampare nei dettagli


La Gabanelli e il suo Report erano quasi un mito. Su Siena sono cascati a San Martino. Per chi, come loro, non conosce il Palio, San Martino è la curva più pericolosa, dove i cavalli, se cadono, cadono più spesso.
Dunque, per dare un'immagine sintetica della Siena odierna, la peggiore possibile, si mostra del Palio un frammento con la caduta, per l'appunto, di ben quattro cavalli. Peccato: speriamo che tutte le orribili storie di questa Italia raccontate sino ad oggi da Report non siano risultate, da chi le vedeva dall'interno, altrettanto infarcite di pacchiane forzature, generalmente non necessarie.
Ma altri risponderanno, se credono, nel merito; si può dire però che le più pesanti vicende bancarie senesi (l'Antonveneta; ma perché il silenzio sulla Banca 121?) sono sostanzialmente vere. Che bisogno c'era allora di collocarle in un contesto risibile per "protagonisti" e messe in scena da thriller da due soldi?
Vedi l'intervista notturna, entro la fortezza medicea, al "massone ignoto".
Vorrei limitarmi invece a cogliere, della trasmissione, la sostanziale non conoscenza della città,  sottolineando una apparentemente minuscola, ma inesatta, lettura dell'allegoria del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti. Anche se su Wikipedia  si legge così, l'anziano e autorevole signore che sta al vertice della raffigurazione e del suo significato, non è un monarca come è stato detto, a cui tutto fa capo; ma, vestito di bianco e nero, raffigura il Comune e il suo buon governo; mentre alla base della composizione sfilano in buon ordine i cittadini con una mano su un unica corda: a rappresentare la necessaria concordia. Ma citare il "monarca" può aiutare a far prendere per buona una falsa pista, da seguire come un filo per il racconto delle vicende odierne della città.
Invece Siena, per sbagliare, non ha avuto bisogno di un terribile monarca: sono stati più che sufficienti i mediocri e piccoli poteri esistenti, di cui la città deve liberarsi.


Ultimissime!
Oggi, 9 maggio, la Guardia di Finanza ha fatto accurate perquisizioni, disposte, con veloce ritardo, dalla Procura di Siena.

giovedì 3 maggio 2012

La luce dentro


Verso le 10 di sera, ormai buio perciò, la chiesa della Tartuca era ancora aperta e illuminata al suo interno. Piccoli gruppi di persone, e fu per me sorprendente che per lo più fossero molto giovani, parlavano tra di loro come in un quieto soggiorno. In realtà, al centro della chiesa, era posta una bara ancora aperta dove riposava la salma di mio padre: Giovanni Mazzini; per i più, Nanni.
Era stato un grande alfiere (sbandieratore per i turisti sbadati), grande soprattutto per la sua misura ed eleganza. Figlio di Augusto Mazzini, vera testa pensante della contrada per decenni, era stato anche coinvolto nelle mansioni paliesche: mangino si dice, categoria variata nel tempo di "diplomatici" del palio.
Era vestito elegantemente, cravatta e fazzoletto da taschino dei colori della contrada (giallo e turchino): ma di marca, non di produzione contradaiola; e al fianco il bastone da tempo immancabile compagno, diverso dalle giannette di bambù che si usavano negli anni 30 per picchiare piuttosto che per sostenersi.
Ma la domanda che mi veniva in mente era: ma che ci fanno questi giovani a salutare a loro modo un signore di 91 anni?
Straordinaria fu l'uscita, il giorno del funerale, della bara dalla chiesa, sostenuta a spalla dai nipoti: che si fermarono sulla soglia perché un giovane, vestito normalmente con la bandiera, stava per iniziare una speciale sbandierata in onore del vecchio alfiere.
Non c'era il tamburo a scandire i movimenti, solo il silenzio più eloquente di qualsiasi attuale applauso che ormai avvilisce gli eventi luttuosi.
Nel silenzio si sentiva però il fruscio della bandiera nei suoi movimenti, bandiera di seta e cucita a mano, come quelle che si portano in piazza il giorno del palio. E una forte e contenuta emozione.
Questo fa pensare, insieme ad altri segnali, anche contraddittori, il permanere comunque del dialogo, a Siena specialmente, che già nell'800 era interclassista. Quando le differenze tra le classi c'erano ed erano enormi (lo saranno forse di nuovo oggi tra i pochi ricchi e i moltissimi poveri?).
Ma il pensiero positivo è un altro e riguarda essenzialmente Siena, questa piccola città, che fu già civitas prima di essere Comune. E cioè che le contrade, a modo loro, sono una forte struttura sociale per la città, nel senso più ampio del termine, pur nelle differenze che esistono. Ma ci sono punti di incontro (luoghi, eventi, occasioni etc) in cui tutti si parlano tra loro, e non sempre con calma: ma sempre per un fine. Anche i contrasti uniscono, talvolta.
Così la luce accesa nella chiesa della contrada del Nicchio ha attratto amici e conoscenti, abitanti del rione, persone attirate da quel misterioso punto di aggregazione, che è la morte di una persona che anch'essa ha avuto il suo alone di luce: certo favorito dall'appartenere a questa straordinaria intelaiatura sociale che Siena ha ancora e che, ormai, non riguarda più solo chi in quella contrada, in quel rione è nato; o da lì trae origine la sua famiglia.
Questo tessuto potrà essere utile in una società che ha bisogno di cambiamenti radicali ma condivisi.

Giovanni Mazzini (1933)