mercoledì 25 maggio 2011

Il tramonto dell'urbanistica





Oltre il generale problema di una carenza di risorse finanziarie da indirizzare verso città è ambiente, diverse sono le situazioni da cui le città toscane, e oggi anche Siena, devono trarsi fuori con rapidità. La prima è quella di una normativa urbanistica regionale che, senza di fatto controllare niente, impone procedure e sottospecie di livelli di progettazione urbanistica che conducono, attraverso un linguaggio fatto di sigle e sempre più intricato, alla perdita di qualsiasi spazio per la progettualità. Cioè la ricerca di far corrispondere a un disegno più generale ciò che si sta facendo. I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale, potrebbero costituire un punto di incontro delle due scale: regionale e comunale. E in molti casi quasi sostituendo gli stessi Piani Strutturali.


Un’altra situazione, che vale in primo luogo per Siena, è la necessità di uscire da un Regolamento Urbanistico in cui è appena entrata. Credo sia giusto farlo rapidamente, e, perciò, gli aspetti amministrativi e legali dovrebbero essere presto individuati e risolti. Contemporaneamente – è quasi la stessa cosa- occorre liberare i comportamenti, i procedimenti burocratici dell’apparato tecnico comunale, oggi calibrati sul dovuto ossequio verso ogni norma - anche la più deleteria- che sia in vigore. Sembra necessario quindi che un nuovo contenuto di regole e leggi sia alimentato il più possibile dalla capacità di leggere città e territorio secondo un disegno ed una attitudine progettuale che guidino l’azione comunale: altrimenti magari non più sorda, ma sicuramente ancora cieca.



A.M.

venerdì 20 maggio 2011

Le buone idee vanno messe in buone mani


  • La “Città dell’Arbia”, che non si farà perché sarebbe una rottura del rapporto storico di Siena con il suo territorio a Sud.


  • Lo Stadio, che si conferma al Rastrello, rinnovandolo con la presenza di spazi e funzioni che ne arricchiscano il ruolo urbano.


  • L’Auditorium, che quando si farà sarà entro la fortezza medicea, coerentemente con le esperienze che legano antico e moderno a Siena.


  • L’allargamento dei confini comunali ai comuni limitrofi che può rigenerare la città presente.


Questi quattro punti fanno ora parte delle idee del nuovo  Sindaco di Siena, per la loro attuazione è necessaria una Giunta comunale che comprenda anche le indispensabili competenze specifiche, andando perciò oltre la mera rappresentazione politica della coalizione che ha vinto. 




martedì 10 maggio 2011

Il sottopasso di Poggibonsi / 2



Prosegue il racconto per immagini del progetto del sottopasso di Poggibonsi (vedi anche link al post iniziale).  Dalla serie di schizzi iniziali si è arrivati a concepire il progetto definitivo con  un processo fatto di progressivi avvicinamenti:  sia attraverso la ricerca per progetti tentativi, per  l'inserimento ambientale nel contesto già fortemente caratterizzato, sia attraverso il confronto con la committenza, in questo caso pubblica, e con gli esperti delle altre competenze coinvolte (strutture - impianti - illuminotecnica - ferrovie - verde). 




elaborazioni in pianta con lo sviluppo dei percorsi


approfondimento progettuale sull'articolazione degli spazi

plastico di studio dell'idea iniziale

lo sviluppo complessivo delle rampe per disabili ha richiesto numerosi approfondimenti , è infatti  dall'articolazione di questo percorso che prendono forma gli spazi di sosta che le connessioni con le rampe gradonate



planimetria definitiva

sezione longitudinale


dettaglio delle ringhiere in acciaio zincato costruite tutte in officina ed assemblate a secco


La festa del SottoSpasso 2010 (fotografia fornita dal Comune di Poggibonsi)







giovedì 5 maggio 2011

A Perugia come in Svizzera!



Quello della mobilità urbana  è un tema articolato e assai dibattuto, particolarmente negli ultimi decenni, dove automobili, parcheggi e inquinamento hanno dato filo da torcere anche in quelle realtà urbane ancora distanti, per estensione e numero di abitanti, dai grandi aggregati metropolitani.
“Complessità” è in questo contesto il termine più ricorrente; a maggior ragione quando si devono comprendere e ordinare le sfaccettature di un sistema di relazioni, e quello urbano ne è certamente lo scenario più rappresentativo.
A fronte di questa complessità le scelte e gli interventi pubblici sulla mobilità non possono che contrapporre il suo opposto, ovvero, la semplicità.
Un sistema semplice, ma non per questo semplicistico, deve avere il compito e l’ambizione di facilitare gli spostamenti, renderli immediati e intuitivi, accessibili alle persone diversamente abili e persino, e a maggior ragione in quanto opere pubbliche, aggiungere valore e ordine al contesto nel quale si attuano.

A Perugia è stato realizzato qualche anno fa, su progetto dell’architetto Jean Nouvel, un minimetrò su rotaia che collega l’area periferica di Pian di Massiano con il centro storico.

Chi lo conosce e lo ha già utilizzato, sa quanto questo minimetrò abbia a che fare con il preambolo introduttivo, per tutti gli altri è consigliabile approfittare di una bella giornata primaverile, visitare questa città e raggiungere il centro storico attraverso di esso.
Il tragitto si snoda attraverso sette stazioni di cui, quella principale servita da un grande parcheggio scambiatore; al costo di 1,50 € si inizia un breve viaggio attraverso la periferia fino a raggiungere il cuore del centro storico (siamo a poche centinaia di metri da Corso Vannucci), attraverso un sali e scendi con tratto finale in galleria.

Bisogna riconoscere a chi ha amministrato questa città, di aver avuto coraggio e capacità nel realizzare un’infrastruttura così importante, del resto Perugia è, non da oggi, all’avanguardia sugli aspetti che hanno a che fare con la mobilità urbana.
Se da una parte c’è il merito per aver compiuto una scelta urbanistica coraggiosa, dall’altra non si può non cogliere l’importanza attribuita, in questa scelta, alla percezione che un’infrastruttura così rilevante produce nel suo intorno più immediato.
Esiste ed è ben comprensibile un’esigenza reale, con aspetti tecnici importanti, supportati da un’ingegneria ben collaudata e un piano strategico per la mobilità ma a tutto questo è stato affiancato ciò che in fin dei conti fa la differenza, e cioè una progettazione architettonica di qualità, il cui rigore non ha tralasciato nulla.

Il primo aspetto è il paesaggio urbano; il trasporto su rotaia sopraelevata consente di attraversare la città con la sensazione di essere spettatori, si è felicemente svincolati dal traffico cittadino e la periferia che si dischiude nell’arrampicata verso il centro della città è ordinata, e intervallata da ampie zone di verde. Non c’è quella spiacevole sensazione che spesso accompagna l’ingresso in treno alle città italiane e cioè di attraversarle lungo aree residuali, non si entra dalla porta di servizio, non si è esposti al retro degli edifici spesso connotati dai panni stesi ai terrazzini e dalle verande posticce.
Questa relazione con il paesaggio urbano non è banale e l’attenzione che vi è riposta innesca due meccanismi positivi, il primo è diretto ed è appunto l’accesso agevole e piacevole alla città, si potrebbe definire un piccolo viaggio nella complessità urbana, silenzioso e senza emissioni nocive. Il secondo è riflesso e consiste nella capacità di mantenere intatto, o perfino aumentare, il livello qualitativo generale attraverso un’opera che, per prima, si pone standard qualitativi di eccellenza.
Un’architettura o un’infrastruttura ben progettata e realizzata produce un’influenza positiva sul suo intorno con la stessa intensità di quanto possa fare, in termini negativi, un intervento sbagliato o mal realizzato.

Il secondo aspetto, ed è il valore aggiunto che proviene da una progettazione architettonica rigorosa, è la cura riposta nella comunicazione e la misura con la quale si propone. Le informazioni sono poche ed essenziali, anche la pubblicità che comprensibilmente si affaccia su un fiume ininterrotto di persone, mantiene una garbata discrezione. Non si vedono i soliti fogli A4 con scritto su l’informazione del caso e attaccati con lo scotch su tutte le superfici disponibili, possibilmente vetrate. Il resto è fatto di una buona architettura, un impiego congruo dei materiali ma anche una certa sobrietà nelle forme, capaci di dialogare con il tessuto urbano circostante senza tradire il carattere di infrastruttura.

Qualche anno fa in questo periodo, durante un viaggio a Basilea, mi capitò di utilizzare il mezzo pubblico lì presente: un tram su rotaia che attraversa la città e la sua periferia. Un mezzo come tanti altri, se non fosse che corre su un tappeto di erba perfettamente curato e, vista la stagione, punteggiato da una miriade di margherite in fiore; si può facilmente intuire quanto quell’immagine possa aver colpito e quanto si possa e si debba fare per migliorare la qualità urbana delle nostre città.
La scorsa settimana sotto i binari del minimetrò non c’erano le margherite ma per la qualità e la lungimiranza con la quale è stata realizzata quest’opera sembra possibile affermare: ecco, finalmente a Perugia è come in Svizzera!

Luca Capacci 

La stazione di partenza


Verso il centro storico


Una delle stazioni intermedie
Sullo sfondo il centro storico
La stazione di arrivo "Il Pincetto"



martedì 3 maggio 2011

Il sottopasso di Poggibonsi


Vi presentiamo in più puntate la storia di un progetto realizzato e da noi ideato, un' "architettura possible"  per la città  di Poggibonsi (SI). Si tratta di un sottopasso ferroviario, pedonale, e concepito in forma di strada urbana, con spazi pubblici di sosta e socialità. I lavori sono terminati nel 2009, i primi schizzi di progetto risalgono invece al 2005.

Una vista crepuscolare dalla discesa verso la città storica, fotografia di Bruno Bruchi


Questa è una sistesi del testo con cui il progetto è stato presentato sulla rivista Paesaggio Urbano, Ed. Maggioli, 2/2010.

Poggibonsi è un città di 30 000 abitanti ed è un centro commerciale e industriale. Proprio nel cuore dell’abitato si incrociavano la ferrovia e la principale strada di attraversamento, creando problemi di traffico e comunicazione interna alla città. E’ stato così realizzato dal Comune e dalla Rete Ferroviaria Italiana un sottopassaggio riservato ai pedoni. L’opera costruita è, in realtà, uno spazio urbano più complesso: per dimensione, funzioni e qualità ambientale. Le due scalinate provenienti dai due lati di accesso (la città “vecchia” e la città “nuova”) si incrociano con le necessarie rampe con pendenza a norma. Si formano così spazi dove è possibile cambiare percorso e, soprattutto, sostare. I tre materiali utilizzati sono: il travertino, nobile pietra locale; il cemento brut, e l’acciaio zincato. La forma dell’insieme non obbedisce a regole formali precostituite, ma alle necessità di uso e alla volontà di creare un’ ambito urbano capace di riqualificare anche il contesto esistente.


E' stata un’opera faticosa (ad esempio risistemare, scavando in profondità, il groviglio storico di tutti i sottoservizi), ma di grande impegno collaborativo. Anche l’Impresa ha fatto la sua parte, probabilmente guadagnandoci solo il rispetto: che non è poco, di questi tempi. 

Il bombardamento del 1944

 Prima dell'intervento


Le recinzioni del cantiere descrivono il progetto





Il cantiere durante le fasi difficili di scavo e fondazione


L'arrivo in cantiere delle lastre di travertino da Rapolano per le scalinate (peso circa 240 Kg a pezzo)