giovedì 5 maggio 2011

A Perugia come in Svizzera!



Quello della mobilità urbana  è un tema articolato e assai dibattuto, particolarmente negli ultimi decenni, dove automobili, parcheggi e inquinamento hanno dato filo da torcere anche in quelle realtà urbane ancora distanti, per estensione e numero di abitanti, dai grandi aggregati metropolitani.
“Complessità” è in questo contesto il termine più ricorrente; a maggior ragione quando si devono comprendere e ordinare le sfaccettature di un sistema di relazioni, e quello urbano ne è certamente lo scenario più rappresentativo.
A fronte di questa complessità le scelte e gli interventi pubblici sulla mobilità non possono che contrapporre il suo opposto, ovvero, la semplicità.
Un sistema semplice, ma non per questo semplicistico, deve avere il compito e l’ambizione di facilitare gli spostamenti, renderli immediati e intuitivi, accessibili alle persone diversamente abili e persino, e a maggior ragione in quanto opere pubbliche, aggiungere valore e ordine al contesto nel quale si attuano.

A Perugia è stato realizzato qualche anno fa, su progetto dell’architetto Jean Nouvel, un minimetrò su rotaia che collega l’area periferica di Pian di Massiano con il centro storico.

Chi lo conosce e lo ha già utilizzato, sa quanto questo minimetrò abbia a che fare con il preambolo introduttivo, per tutti gli altri è consigliabile approfittare di una bella giornata primaverile, visitare questa città e raggiungere il centro storico attraverso di esso.
Il tragitto si snoda attraverso sette stazioni di cui, quella principale servita da un grande parcheggio scambiatore; al costo di 1,50 € si inizia un breve viaggio attraverso la periferia fino a raggiungere il cuore del centro storico (siamo a poche centinaia di metri da Corso Vannucci), attraverso un sali e scendi con tratto finale in galleria.

Bisogna riconoscere a chi ha amministrato questa città, di aver avuto coraggio e capacità nel realizzare un’infrastruttura così importante, del resto Perugia è, non da oggi, all’avanguardia sugli aspetti che hanno a che fare con la mobilità urbana.
Se da una parte c’è il merito per aver compiuto una scelta urbanistica coraggiosa, dall’altra non si può non cogliere l’importanza attribuita, in questa scelta, alla percezione che un’infrastruttura così rilevante produce nel suo intorno più immediato.
Esiste ed è ben comprensibile un’esigenza reale, con aspetti tecnici importanti, supportati da un’ingegneria ben collaudata e un piano strategico per la mobilità ma a tutto questo è stato affiancato ciò che in fin dei conti fa la differenza, e cioè una progettazione architettonica di qualità, il cui rigore non ha tralasciato nulla.

Il primo aspetto è il paesaggio urbano; il trasporto su rotaia sopraelevata consente di attraversare la città con la sensazione di essere spettatori, si è felicemente svincolati dal traffico cittadino e la periferia che si dischiude nell’arrampicata verso il centro della città è ordinata, e intervallata da ampie zone di verde. Non c’è quella spiacevole sensazione che spesso accompagna l’ingresso in treno alle città italiane e cioè di attraversarle lungo aree residuali, non si entra dalla porta di servizio, non si è esposti al retro degli edifici spesso connotati dai panni stesi ai terrazzini e dalle verande posticce.
Questa relazione con il paesaggio urbano non è banale e l’attenzione che vi è riposta innesca due meccanismi positivi, il primo è diretto ed è appunto l’accesso agevole e piacevole alla città, si potrebbe definire un piccolo viaggio nella complessità urbana, silenzioso e senza emissioni nocive. Il secondo è riflesso e consiste nella capacità di mantenere intatto, o perfino aumentare, il livello qualitativo generale attraverso un’opera che, per prima, si pone standard qualitativi di eccellenza.
Un’architettura o un’infrastruttura ben progettata e realizzata produce un’influenza positiva sul suo intorno con la stessa intensità di quanto possa fare, in termini negativi, un intervento sbagliato o mal realizzato.

Il secondo aspetto, ed è il valore aggiunto che proviene da una progettazione architettonica rigorosa, è la cura riposta nella comunicazione e la misura con la quale si propone. Le informazioni sono poche ed essenziali, anche la pubblicità che comprensibilmente si affaccia su un fiume ininterrotto di persone, mantiene una garbata discrezione. Non si vedono i soliti fogli A4 con scritto su l’informazione del caso e attaccati con lo scotch su tutte le superfici disponibili, possibilmente vetrate. Il resto è fatto di una buona architettura, un impiego congruo dei materiali ma anche una certa sobrietà nelle forme, capaci di dialogare con il tessuto urbano circostante senza tradire il carattere di infrastruttura.

Qualche anno fa in questo periodo, durante un viaggio a Basilea, mi capitò di utilizzare il mezzo pubblico lì presente: un tram su rotaia che attraversa la città e la sua periferia. Un mezzo come tanti altri, se non fosse che corre su un tappeto di erba perfettamente curato e, vista la stagione, punteggiato da una miriade di margherite in fiore; si può facilmente intuire quanto quell’immagine possa aver colpito e quanto si possa e si debba fare per migliorare la qualità urbana delle nostre città.
La scorsa settimana sotto i binari del minimetrò non c’erano le margherite ma per la qualità e la lungimiranza con la quale è stata realizzata quest’opera sembra possibile affermare: ecco, finalmente a Perugia è come in Svizzera!

Luca Capacci 

La stazione di partenza


Verso il centro storico


Una delle stazioni intermedie
Sullo sfondo il centro storico
La stazione di arrivo "Il Pincetto"



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