lunedì 9 settembre 2013

Una pietra miliare


Nell'ultimo numero (829) di CASABELLA, la rivista di architettura che resiste, per fortuna dal 1928, nel bel testo introduttivo di Raymond Ryan "Sullo stato dell'Architettura in Irlanda" si legge: "Tra l'Oggetto del Paesaggio e l'Oggetto come Paesaggio, si va delineando una soluzione ibrida, una terza via testimoniata, per esempio, dal progetto del Lyric Theatre a Belfast di Sheyla D'Donnel e John Tuomey. Questo approccio mira a creare un rapporto di osmosi tra esterno ed interno, quasi potremmo dire che è l'edificio a costruire il paesaggio".
Questo progetto è poi descritto, con grande finezza (vedi il riferimento poetico all'antico Global Theatre di Londra) dal testo di Tim Ronalds e dalle efficaci immagini, di cui è messa in testa a questo post la più densa di significati.
Il riferimento ad Alvar Aalto è esplicitato nel titolo, ma risulterebbe comunque chiaro agli occhi di chi sa leggere l'architettura. Molto meno a chi ormai ha poca memoria storica e si è schiacciato su una presunta attualità.
Questo complesso edificio è stato ultimato nel 2011; e non è una riesumazione di Alvar Aalto. E' invece l'affermazione di come non ci sia affatto bisogno di essere modaioli o trainati da una transeunte contemporaneità, talvolta già vecchia prima di nascere.
Ma veniamo a noi, che purtroppo abbiamo ancora nella mente Aalto e il suo progetto preliminare per il Centro Culturale (non solo Auditorium) di Siena, entro la Fortezza Medicea.
La prima cosa da affermare è che, se quel progetto fosse stato realizzato, non solo la città sarebbe stata abbondantemente ripagata anche del suo costo; ma che soprattutto esso apparirebbe oggi, a circa 45 anni dalla sua immaginaria costruzione, assolutamente nuovo, o meglio contemporaneo.
La grande architettura ha la vita lunga come i nostri antichi monumenti dimostrano a secoli di distanza. Mentre una società culturalmente mediocre si autodistrugge.
Oggi la Fortezza Medicea appare affogata nel panorama; la sua potenziale ricchezza spaziale, che proprio Aalto fece capire al ragazzo-assessore che lo accompagnava, ormai si esprime e si apprezza quasi solo passeggiandovi.
Le ricorrenti occasioni di mediocri eventi invece ne mortificano non solo le potenzialità spaziali, ma soprattutto quelle culturali e anche economiche.
Le ideuzze che circolano sono preoccupanti. Ma attenzione: il progetto di Aalto non è affatto morto: può parlare ancora a chi abbia la capacità di interrogarlo e interrogarsi.
Conclude il testo di Ronalds: "Ma il teatro di Belfast ha ora una bella sede; è una conseguenza del processo di pacificazione avviato nel 1998 (la fine della guerra fratricida nell'Irlanda del nord, n.d.r.) che ha segnato l'inizio di un rinnovamento anche per la città di Belfast, di un processo rispetto al quale il Lyric Theatre è una pietra miliare".


Due immagini del Lyric Theatre
Il progetto di Aalto: sezione sulla Fortezza Medicea (1966)

venerdì 6 settembre 2013

Com'è umano Lei!


Se le conseguenze non fossero ormai tragiche sarebbe inutile parlare ancora di burocrazia, burocrati e burosauri (unica specie ancora non estinta).
Il fatto è che noi italiani sempre allegri bisogna stare. . . . . . . . .
Invece no: è abbondantemente trascorso il momento che questa autentica calamità nazionale venga combattuta: e sconfitta!
Troppo facile sarebbe prendersela sempre con singole persone che ogni italiano, credo, abbia incontrato e incontri specie dentro le pubbliche o semi-pubbliche amministrazioni: enti, questi, che hanno proliferato ovunque. E ciò, paradossalmente, nei Comuni, Province (ci sono ancora e ben salde), Regioni, dove le intenzioni di ben amministrare sono buone e anche generose. Specie nel decentrare, creando però sub-enti che degli enti genitori assumono presto specialmente i difetti.
Esiste purtroppo, e non da ora, una propensione tutta italiana (in certe parti del sud è diverso, ma quasi peggio) ad appiccicare ad ogni problema, tema, richiesta, ad ognuno suoi specifici Regolamenti che, generalmente, si portano dietro le Regole di ordine superiore. Generando così itinerari infiniti e misteriosi, di cui il cittadino fa indigestione senza capirci più niente.
E dire che ormai, sul peso enorme e nefasto degli eccessi di burocratismo, tutti sembrano d'accordo: dai vari livelli di governo, fino all'ultimo impiegato: per non dire del cittadino. Cioè quello su cui, inevitabilmente, si scarica l'inutile trafila delle procedure anche per le richieste più semplici.
Il burocrate però, se è davvero tale, spesso ne gode anche: perchè così diviene passaggio fondamentale dell'agire o non agire pubblico. Quindi persona che ha un suo potere discrezionale.
Mi immagino che ciò avvenga, in certe situazioni - per esempio nel Comuni in cui gli Assessori sono privi di "legittimazione elettorale" - fino a far diventare certi burocrati più determinanti degli amministratori, di cui essi dovrebbero essere invece solo la mano esecutiva.
In sintesi: tutto questo sta generando - meglio, ha già generato - procedure interminabili, blocchi incomprensibili della esecutività, etc. Comunque ritardi insopportabili per una economia che ora ha bisogno più che mai di correre: correttamente, ma correre.
Però c'è l'online che dovrebbe sveltire le procedure. Intanto c'è un'alta percentuale ci cittadini che non lo può o sa ancora usare; poi, inevitabilmente, tutto si trasformerà, come in un film caricaturale, in cartaceo.
Ormai certe scrivanie assomigliano a fortificazioni dove, tra pile di cartaceo, appare disarmante la faccia del burocrate.

PS. Ovviamente non tutti  i pubblici dipendenti sono "burocrati"