lunedì 30 aprile 2012

Toscana Architects

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Sabato 5 maggio 2012 - ore 11,00 - Palazzo Gambacorti, Pisa
ARCHITETTURA CONTEMPORANEA NEL PAESAGGIO TOSCANO

Incontro con:
Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa
Franco Ceccuzzi, Sindaco di Siena 
Augusto Mazzini, architetto
Carlo Nepi, architetto
Roberto Pasqualetticuratore di Toscana Architects.

Nell’occasione si farà una visita guidata alla mostra esperienze condivise di Augusto Mazzini, prorogata al 12 maggio 2012.





TOSCANA ARCHITECTS www.toscanaarchitects.it
prevede un ciclo di 10 mostre tematiche dedicate al lavoro di altrettanti architetti toscani di fama nazionale, con l’obiettivo di indagare se esiste un linguaggio contemporaneo omodus operandi che caratterizza la creatività di chi è nato e vissuto in Toscana e quale sia il rapporto che lo lega al contesto in cui lavora.
Seguiranno: 
GIUSEPPE CHIGIOTTI, STUDIO ARCHEA, ADOLFO NATALINI,  PAOLO RIANI ed altri ancora.


SPAZIO ESPOSITIVO SOPRA LE LOGGE
ente promotore/Comune di Pisa
direttore artistico/Roberto Pasqualetti  
responsabile organizzazione e gestione/Mafalda Inguscio (Ufficio Cerimoniale)
responsabile comunicazione/Carla Musetti  (Ufficio Stampa)
responsabile web/Sergio Piane (Ufficio di Gabinetto del Sindaco)
COMITATO D’ONORE
Presidente Regione Toscana/Enrico Rossi 
Prefetto di Pisa/ Antonio De Bonis
Sindaco di Pisa/ Marco Filippeschi
Rettore Università di Pisa/ Massimo Maria Augello
Direttore Scuola Superiore di Studi e Perfezionamento Sant’Anna//Maria Chiara Carrozza
Direttore Scuola Normale Superiore/ Fabio Beltram

giovedì 26 aprile 2012

Schizzo ex ante


Credo di aver già scritto su questo Blog dell’importanza dello schizzo in architettura. Vale comunque la pena di continuare a parlarne, rimanendo, quella dello schizzo, una pratica tuttora di fondamentale utilità per intraprendere un progetto:a qualsiasi scala.

Chi sa farlo la eserciti, ciascuno a suo modo, per individuare con concisione ed incisività i lineamenti essenziali di un  futuro progetto; e, anche, di edifici o luoghi esistenti di cui si voglia cogliere l’essenza spaziale, o anche solo formale, per poi agire su di essi se è il caso.
Penso ancora che lo schizzo, arte praticata nei secoli, abbia trovato soprattutto con Le Corbusier il modo di sintetizzare i tratti rivoluzionari dell’architettura Moderna.
Si chiamava ancora Charles Edouard Jeanneret quando, ventenne a Siena (siamo nel 1907), con un disegno assolutamente sintetico e motivato tracciò i caratteri essenziali della Piazza del Campo.
I connotati che distinguono lo schizzo moderno (e ancora attuali) sono: la evidente rapidità della esecuzione, l’essenzialità del segno, la condensazione della qualità spaziale. E’ forse per questo che lo schizzo va oltre la pura percezione visiva: vede più degli occhi perché interviene su una sintesi che appartiene di più a meccanismi della mente.
E’ importante sottolineare questo aspetto specialmente oggi, quando la mano deve affrontare la sfida elettronica del computer, cioè dei cosiddetti rendering: talvolta così prematuramente esatti e completi da risultare, per questo, falsi. Cioè ingannevoli, perché anticipano, senza sondare nel profondo ma anzi con un eccesso di pretesa precisione, ciò che sarà inevitabilmente diverso. Se il progetto ha l’ambizione della faticosa ricerca della qualità, questa è sterile senza la presenza fruttuosa del pensiero in formazione, di cui lo schizzo è un frutto.

Ma può essere compatibile l’uso complementare e collaborativo del disegno a mano e dell’uso del computer? Penso di sì, se di questo si sceglie, con prudenza, nella vasta gamma di provocanti e crescenti possibilità. Tutto però, come sempre, se è presente il necessario talento, che non è un dato universale e automatico; o comunque, una forte volontà di autentica ricerca, consapevoli di essere solo all’inizio di un processo tentativo (Giancarlo De Carlo).
Si può fare un esempio facile e sperimentato: affidando al computer il compito non secondario, né subordinato, di dare colore, di animare, dare unità formale al disegno complessivo, lo schizzo originario può arricchire la sua capacità di rapida e concentrata comunicazione: arrivando a produrre talvolta un risultato che può assomigliare persino alla litografia; specie se il colore, cioè il computer, è agito con astuzia e sapiente freschezza.

Purtroppo ci sono casi in cui alcune cosiddette superstar pensano, invece, che sia sufficiente la loro fama mondana (ancorché meritata) a dare pregio ai loro discutibili schizzi: talvolta svelti e furbi disegnucci ex post.
PS. Ma ci sono casi, anzi ce n'è uno, in cui si è andati e si va oltre lo schizzo come disegno anticipatore. Sono gli schizzi di Renzo Piano. Autentiche linee forza che, come il gesto di un direttore d'orchestra, danno il via alla esecuzione (progettuale ovviamente); e anche l'accompagnano.
A.M.

venerdì 20 aprile 2012

La giustizia nel pallone


Un Pubblico Ministero, con parole senza prove, anticipa un giudizio.
dal Corriere della Sera del 20/04/2012



lunedì 2 aprile 2012

Mostra a Pisa

Nella foto: Augusto Mazzini, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi e il direttore artistico Roberto Pasqualetti

Il 30 marzo 2012 si è inaugurata a Pisa la mostra intitolata "Augusto Mazzini - esperienze condivise".
La mostra, che fa parte delle 10 mostre intitolate "Toscana Architects" e dedicate ad architetti (e studi) toscani di fama nazionale, resterà aperta fino al 29 aprile

Qui di sotto riportiamo il testo del pieghevole di corredo alla mostra che spiega, speriamo con semplicità, il senso delle esperienze condivise; accompagnandolo con alcune foto della mostra nel giorno della sua apertura. È chiaro che questo rappresenta anche un invito a visitarla.

"Esperienze condivise può voler dire molto, e anche niente. Qui vuole significare più cose, anche complesse, ma tenute insieme da un unico principio: non c’è architettura, per quanto piccola e privata che sia; non c’è intervento sul territorio, per quanto limitato, che non debbano riflettere la loro quota, certo diversa, di interesse generale: meglio dire “pubblico”. Può sembrare un’affermazione ideologica, fideistica; o anche la scusa per produrre poi risultati anonimi, privi di coraggio progettuale. Ma è esattamente il contrario. Mi ricordo, in una delle penultime Biennali, intitolata da Fuksas (suppongo) “Più etica/meno estetica”, che la risposta immediata e diretta di Richard Rogers - inglese nato a Firenze - fu: “più etica/più estetica”. Che c’entra l’esperienza condivisa? Non vuol dire affatto che un’architettura, un piano, un progetto insomma, sono buoni solo se sono apprezzati da tutti. Spesso è, anzi, proprio l’opposto; specie in un paese abituato da troppo tempo alla mediocrità, per non dire peggio. Significa semplicemente che noi abbiamo praticato, negli anni, un modo di lavorare in cui la ricerca della qualità si misurava sempre col contesto, con referenti stimolanti e, soprattutto, vedeva partecipi tutti coloro che lavoravano, o collaboravano, ai progetti e alla loro realizzazione. Sembrerà banale, ma all’incirca è così. Anche per questo nella mostra si trovano tutti (spero) i nomi di quelli che a diverso titolo hanno collaborato e, come in una parentesi aperta, i maestri con cui abbiamo avuto la fortuna di avere un rapporto diretto, e talvolta alla pari. Ovviamente ciascuno nella sua dimensione."

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