giovedì 26 aprile 2012

Schizzo ex ante


Credo di aver già scritto su questo Blog dell’importanza dello schizzo in architettura. Vale comunque la pena di continuare a parlarne, rimanendo, quella dello schizzo, una pratica tuttora di fondamentale utilità per intraprendere un progetto:a qualsiasi scala.

Chi sa farlo la eserciti, ciascuno a suo modo, per individuare con concisione ed incisività i lineamenti essenziali di un  futuro progetto; e, anche, di edifici o luoghi esistenti di cui si voglia cogliere l’essenza spaziale, o anche solo formale, per poi agire su di essi se è il caso.
Penso ancora che lo schizzo, arte praticata nei secoli, abbia trovato soprattutto con Le Corbusier il modo di sintetizzare i tratti rivoluzionari dell’architettura Moderna.
Si chiamava ancora Charles Edouard Jeanneret quando, ventenne a Siena (siamo nel 1907), con un disegno assolutamente sintetico e motivato tracciò i caratteri essenziali della Piazza del Campo.
I connotati che distinguono lo schizzo moderno (e ancora attuali) sono: la evidente rapidità della esecuzione, l’essenzialità del segno, la condensazione della qualità spaziale. E’ forse per questo che lo schizzo va oltre la pura percezione visiva: vede più degli occhi perché interviene su una sintesi che appartiene di più a meccanismi della mente.
E’ importante sottolineare questo aspetto specialmente oggi, quando la mano deve affrontare la sfida elettronica del computer, cioè dei cosiddetti rendering: talvolta così prematuramente esatti e completi da risultare, per questo, falsi. Cioè ingannevoli, perché anticipano, senza sondare nel profondo ma anzi con un eccesso di pretesa precisione, ciò che sarà inevitabilmente diverso. Se il progetto ha l’ambizione della faticosa ricerca della qualità, questa è sterile senza la presenza fruttuosa del pensiero in formazione, di cui lo schizzo è un frutto.

Ma può essere compatibile l’uso complementare e collaborativo del disegno a mano e dell’uso del computer? Penso di sì, se di questo si sceglie, con prudenza, nella vasta gamma di provocanti e crescenti possibilità. Tutto però, come sempre, se è presente il necessario talento, che non è un dato universale e automatico; o comunque, una forte volontà di autentica ricerca, consapevoli di essere solo all’inizio di un processo tentativo (Giancarlo De Carlo).
Si può fare un esempio facile e sperimentato: affidando al computer il compito non secondario, né subordinato, di dare colore, di animare, dare unità formale al disegno complessivo, lo schizzo originario può arricchire la sua capacità di rapida e concentrata comunicazione: arrivando a produrre talvolta un risultato che può assomigliare persino alla litografia; specie se il colore, cioè il computer, è agito con astuzia e sapiente freschezza.

Purtroppo ci sono casi in cui alcune cosiddette superstar pensano, invece, che sia sufficiente la loro fama mondana (ancorché meritata) a dare pregio ai loro discutibili schizzi: talvolta svelti e furbi disegnucci ex post.
PS. Ma ci sono casi, anzi ce n'è uno, in cui si è andati e si va oltre lo schizzo come disegno anticipatore. Sono gli schizzi di Renzo Piano. Autentiche linee forza che, come il gesto di un direttore d'orchestra, danno il via alla esecuzione (progettuale ovviamente); e anche l'accompagnano.
A.M.

Nessun commento:

Posta un commento