mercoledì 19 novembre 2014

Como è Trieste Venezia (Lelio Luttazzi?)

Perchè confessare la propria tristezza. Penso che la tristezza, al di là di quella individuale, personale, intima, che ha veri motivi piccoli o enormi che siano; la tristezza, dicevo, può essere inconsapevole, uno stato quasi naturale dell'essere. Come il suo opposto: la soddisfazione. Ma la soddisfazione è mediocre, di segno materiale: quindi chi ce l'ha se la tenga.
Ma quando la tristezza è estesa, diffusa, leggibile, lo è anche nelle persone e nei luoghi. Anche una città (la città) può essere triste: nel suo insieme. Grande o piccola che sia. Persino Roma, la sguaiata, può esserlo. Specialmente di questi tempi. E Siena. Ma non ci intristiamo.
Anzi, intristiamoci semmai con cattiveria, guardando insieme tre cose tristi per la loro presunta qualità, o per la finta allegrezza, che è la stessa cosa.
Prendiamo quindi tre foto di architetture da due stimate riviste arrivate da poco sul tavolo: Casabella e L'industria delle costruzioni.

La più ipocrita: formalismo cimiteriale.
Paolo Zermani, cimitero di Sansepolcro, ampliamento

La più sciancata: una scala inutilmente complicata.
Giovanni Maciocco, Santa Chiara ad Alghero, recupero

La più sguaiata: un Biomuseo, gigantesco accrocco e costoso giocattolo.
Frank Ghery, Biomuseo della natura, Panama

lunedì 10 novembre 2014

Il luogo dell'Arte



Quando la Pinacoteca al Santa Maria della Scala?

La Madonna di Misericordia di Andrea di Bartolo è da sempre nella sala Marcacci dello Spedale.
Avevo sei anni quando la vidi.








venerdì 7 novembre 2014

Momeria e rovine

Cliccare al centro

Per la prima volta in questo blog appare un documentario, quello girato da l'allora venticinquenne Tommaso de Sando, girato nel 2011, in due luoghi (Salvitelle e Romagnano al Monte), che nel 1980 furono colpiti dal tremendo "terremoto dell'Irpinia" che aveva generato distruzione e cancellazione di luoghi e vite umane.
A chiusura dei volti e delle voci di questo documentario è riportata l'ultima pagina di "Rovine e memoria" di Augusto Mazzini, pubblicato su Spazio & Società, la magnifica rivista creata e diretta da Giancarlo De Carlo.
Tutto questo ci ricollega in modo positivo, cioé quello del fare, alle odierne vicende di una metereologia distruttiva e una insipienza preventiva. E' anche un omaggio a quelli che oggi si sono dati e si danno da fare per alleviare almeno le sofferenze e le difficoltà.

dal testo di Augusto Mazzini

lunedì 3 novembre 2014

La città chiusa

Foto di Federico Pacini

Fino a oggi, 3 novembre, la stagione è per ora meglio di quanto avrebbe dovuto esserlo per contratto metereologico. Ma si riaffacciano già nuvole nere sul cielo di questo annichilita città.
Ieri sera è apparsa su Report una corposa anticipazione della "indagine" che di nuovo avrà come obbiettivo le vicende della banca senese (?), e anche personali tragedie.
Milena Gabanelli, la perentoria autrice televisiva, ha con sicurezza usato addirittura la parola omicidio per la morte di David Rossi. Di cui, con un colpo di buon gusto, si è fatta vedere, credo per la prima volta, l'immagine dall'alto del corpo annichilito sulle pietre del vicolo sottostante la sua finestra.
Bel reportage! Quale il costo dell'immagine?
Tra i volti che si sono affacciati sullo schermo, due mi sono sembrati particolarmente significativi. Quello della moglie tristemente accusatorio, e quello di Pier Luigi Piccini con la barba sempre più lunga e grigia come la sua vicenda politica.
A Siena non mancava che questo per sprofondare ancora di più nel suo stato, più o meno consapevole, di attonita attesa di tutto e di niente.
Negozi che se aprono, è per chiudere poco dopo. Turismo per ora affollato ma in generale estraneo alla città: più svagato che attento.
Popolazione indecifrabile, silenziosa o rumorosamente al cellulare.
In certe ore quasi soltanto anziani con bastone e anziane con badante.
Studenti di varie origini e incerta destinazione. Negozi "supplenti" che vendono di tutto e di niente.
Qualche festa generosa ma inutile che non riappiccica nulla. E così via.
La città è spesso tangibilmente triste, specie quando sfoga la sua voglia di esserci.
Ma basta con queste vuote e ambiziose parole.
Ci sono intelligenze in Siena, senesi e non, che devono collegarsi tra loro; che cerchino cosa li può unire; che parlino a voce alta.
I mugugni hanno la stessa matrice del vomito.