giovedì 3 maggio 2012

La luce dentro


Verso le 10 di sera, ormai buio perciò, la chiesa della Tartuca era ancora aperta e illuminata al suo interno. Piccoli gruppi di persone, e fu per me sorprendente che per lo più fossero molto giovani, parlavano tra di loro come in un quieto soggiorno. In realtà, al centro della chiesa, era posta una bara ancora aperta dove riposava la salma di mio padre: Giovanni Mazzini; per i più, Nanni.
Era stato un grande alfiere (sbandieratore per i turisti sbadati), grande soprattutto per la sua misura ed eleganza. Figlio di Augusto Mazzini, vera testa pensante della contrada per decenni, era stato anche coinvolto nelle mansioni paliesche: mangino si dice, categoria variata nel tempo di "diplomatici" del palio.
Era vestito elegantemente, cravatta e fazzoletto da taschino dei colori della contrada (giallo e turchino): ma di marca, non di produzione contradaiola; e al fianco il bastone da tempo immancabile compagno, diverso dalle giannette di bambù che si usavano negli anni 30 per picchiare piuttosto che per sostenersi.
Ma la domanda che mi veniva in mente era: ma che ci fanno questi giovani a salutare a loro modo un signore di 91 anni?
Straordinaria fu l'uscita, il giorno del funerale, della bara dalla chiesa, sostenuta a spalla dai nipoti: che si fermarono sulla soglia perché un giovane, vestito normalmente con la bandiera, stava per iniziare una speciale sbandierata in onore del vecchio alfiere.
Non c'era il tamburo a scandire i movimenti, solo il silenzio più eloquente di qualsiasi attuale applauso che ormai avvilisce gli eventi luttuosi.
Nel silenzio si sentiva però il fruscio della bandiera nei suoi movimenti, bandiera di seta e cucita a mano, come quelle che si portano in piazza il giorno del palio. E una forte e contenuta emozione.
Questo fa pensare, insieme ad altri segnali, anche contraddittori, il permanere comunque del dialogo, a Siena specialmente, che già nell'800 era interclassista. Quando le differenze tra le classi c'erano ed erano enormi (lo saranno forse di nuovo oggi tra i pochi ricchi e i moltissimi poveri?).
Ma il pensiero positivo è un altro e riguarda essenzialmente Siena, questa piccola città, che fu già civitas prima di essere Comune. E cioè che le contrade, a modo loro, sono una forte struttura sociale per la città, nel senso più ampio del termine, pur nelle differenze che esistono. Ma ci sono punti di incontro (luoghi, eventi, occasioni etc) in cui tutti si parlano tra loro, e non sempre con calma: ma sempre per un fine. Anche i contrasti uniscono, talvolta.
Così la luce accesa nella chiesa della contrada del Nicchio ha attratto amici e conoscenti, abitanti del rione, persone attirate da quel misterioso punto di aggregazione, che è la morte di una persona che anch'essa ha avuto il suo alone di luce: certo favorito dall'appartenere a questa straordinaria intelaiatura sociale che Siena ha ancora e che, ormai, non riguarda più solo chi in quella contrada, in quel rione è nato; o da lì trae origine la sua famiglia.
Questo tessuto potrà essere utile in una società che ha bisogno di cambiamenti radicali ma condivisi.

Giovanni Mazzini (1933)

2 commenti:

  1. Un ricordo per l'amico nicchiaiolo. Un sorriso ... all'autore di questi pensieri.

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  2. Un ricordo per l'amico nicchiaiolo.
    Un sorriso...all'autore di questi pensieri.

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