giovedì 7 novembre 2013

La città, l'edificio (e il ponte)


Nonostante la lunga e movimentata storia di questa città, e il suo rapporto inevitabilmente subalterno con Firenze, per un senese è impossibile non sentirla vicina. Per la inevitabile vicinanza geografica, e anche morfologica con Siena; per la cultura moderna in cui ha potuto inserire suoi cittadini: due nomi per tutti: Romano Bilenchi e Mino Maccari. Mino Maccari, poi, fu anche senese: nacque infatti a Siena in Via San Girolamo 2, dove una lapide lo ricorda. Chi ha avuto l'opportunità di abitare nel periodo dell'adolescenza formativa (?) nello stesso edificio, e più tardi di conoscerlo come committente del primo drappellone (il Palio) affidato ad un artista per chiara fama (Palio del 16 agosto 1970, anno dell'effettiva Unità d'Italia), può ricordare, e non vergognarsi di ripeterlo, l'elenco degli inquilini di quel palazzo all'epoca in cui il Maccari vi abitava. Perciò, nell'ordine da lui stabilito: Billi-Belli-Grossi-Grassi-Maccari!
Tale era la sua capacità di afferrare ogni minima occasione per rovesciarla in una satira esplosiva.
Evviva Colle, dunque.
A una condizione, però. Che questa città, ormai di ben più di 20'000 abitanti, senza considerare i centri vicini che ne sono o ne saranno attratti, prenda coscienza della necessità di una piccola ma decisiva mutazione urbanistica.
Fa un po' pena arrivare a Colle quasi prevalentemente all'improvviso o attraverso strozzature che non ti fanno leggere la sua fisionomia; tutto questo quando la città ha tante opportunità per affrontare una possibile mutazione del suo rapporto con l'esterno. A patto di fare scelte che solo l'attuale stato di abbattimento psico-politico-economico sembra non consentire nemmeno per idea.
Tutte queste premesse, in realtà, cercano di introdurre un'idea minuscola che, trovando le condizioni economiche per realizzarla, e politiche per avere il coraggio di tradurla, potrebbero accendere un nuovo modo della città di proporsi a chi vi arriva. Aumentandone quindi la capacità seduttiva.
Schizzo a memoria
Sarò breve. C'è Colle alta e la parte bassa anch'essa antica, ma non riconoscibile come tale; c'è la sua crescita moderna; le nuove cospicue espansioni, non tutte di pessima qualità: ma certamente il tutto privo di una più robusta intelaiatura. In poche parole si tratta, approfittando di una viabilità già esistente, compresa una rotatoria, di aggiungere un altro punto di penetrazione alla città: da un lato che verrebbe innervato da questa nuova disposizione nel suo territorio. Gli schizzi che accompagnano questa strana introduzione parlano abbastanza chiaro: basta leggerli per quello che sono. Qualcosa di più di una semplice intuizione. Sappiamo bene che l'Urbanistica ufficiale è morta o gravemente ammalata, ma rimane l'obbligo di credere che l'urbanistica vera sia il quadrante in cui la forma esistente di una città può rinnovarsi o deperire ulteriormente.
Dunque, in breve, questo il suggerimento: formare una nuova porta che faccia incontrare una nuova e puntuale edificazione significativa e di evidente richiamo (dall'interno e dall'esterno). Poi costruire (soldi europei, come hanno fatto altre città italiane?) un ponte sull'Elsa in uno dei suoi punti più belli e aperti: un ponte complesso, dove mezzi, pedoni e ciclisti possano convivere sicuramente. Poi l'innesto verso il cuore della città sull'asse principale che da Gracciano porta fino a Colle alta. Quasi in un baricentro ideale aperto in tutte le direzioni.
Chi entrasse ancora dal vecchio ingresso-strozzatura per Colle Centro potrebbe trovare poi, se l'Amministrazione Comunale si ricordasse di un vecchio progetto per la riqualificazione della Piazza Bartolomeo Scala, la Porta metallica prevista per quel luogo: sia in memoria di un'antica porta esistita, sia per tenere compagnia al colorato e bell'edificio di Michelucci, che la città sembra non aver mai sentito come proprio: finora.


Nessun commento:

Posta un commento