venerdì 4 gennaio 2013

La severa leggerezza

La ballerina è Giuditta Alfarano Mazzini

E' banale dirlo ancora: ma l'atmosfera in Italia, e anche a Siena, per quello che ci riguarda più da vicino, è davvero pesante. E persino pesante è la convivenza tra il diffuso pessimismo che ne deriva e la contemporanea persistente incoscienza di tanti comportamenti, anche i più quotidiani. Come se sotto ci fosse una specie di speranza scaramantica "che tanto ce la siamo sempre cavata".
Di Siena è meglio non dire: o dire poco, perché tutti lo sanno. Non c'è Ente, Istituzione, Settore, Attività (escludiamo con simpatia i notai e "quelli al nero") che non siano segnate da crisi, anche profonda.
Riguardo alla leggerezza, essa può essere - come una preziosa eredità della fanciullezza - un modo di leggere e affrontare i problemi legando timori e speranze ad una autentica volontà di cercare e trovare soluzioni. Dalle più personali alle più sociali. Ad esempio, riscoprire mestieri, in apparenza i più modesti, che oggi con più estesa conoscenza possono diventare piccoli nuclei di ricerca e innovazione, eccetera..
Ma, prima di tutto, cacciare - se ci sono - quelli che personalmente, o in gruppo, hanno una parte di responsabilità, pur entro una crisi globale.
Quindi cambiare: dove necessario e utile. Democraticamente: dove è giusto. Con una attenzione particolare alla capacità, tutta italiana, di riciclarsi come attori di una farsa. Vincere invece con l'onestà e l'intelligenza della leggerezza, stando cioè al di sopra di ogni finto e illusorio cambiamento.

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