giovedì 16 gennaio 2014

Non svicolare


Le Corbusier (all'epoca ancora Charles Edouard Jeanneret), 1907

E' trascorso molto tempo dall'ultimo post di questo blog. Così è ora difficile scegliere un argomento appropriato. Del resto la ripresa, come tutti gli italiani sanno, è un problema.
Si può fare una prima mossa partendo dalla Piazza del Campo, ma non in generale: prendendone invece alcuni aspetti in apparenza marginali. Anche nel senso che riguardano proprio i margini di questa piazza che, si può dire tranquillamente, è unica al mondo.
Cominciamo dunque dai suoi accessi: almeno quelli che stanno perdendo, o hanno già perso, la loro qualità e funzione di emozionante ingresso alla piazza. Anche i più modesti e apparentemente secondari. Ma proprio per questo capaci di provocare un vero e proprio stupore per il salto di dimensione e di percezione dello spazio che provocano.
Il più umile è il Vicolo dei Pollaioli. E' stretto ma ha il pregio-difetto di essere vicino ad un bar che si affaccia sulla piazza fin troppo con i suoi tavoli: pur essendo, il locale, di modeste dimensioni. Così il vicolo rimane strozzato per chi, avendo l'idea di usarlo, possa affacciarsi senza intoppi sulla piazza con uno spalancamento inatteso, specie se si passa dall'ombra a una luce totale.
Il più legato alla pedonalità urbana è il Vicolo dei Borsellai, che prosegue il percorso di Via Calzoleria infilandosi, al coperto, nella piazza. Due sono gli strappi alla sua qualità. 
Primo, le raccolte dei rifiuti poste proprio nel tratto finale verso la piazza. Davvero una bella accoglienza che coinvolge, con la presenza dei cassonetti, il vicolo in un generale degrado.
Secondo, nella lunga stagione dell'ampio squadernamento dei tavoli, la vista del suo sbocco sulla piazza, dove si leggerebbe immediatamente lo straordinario Palazzo Pubblico, è interferita dai tavoli che immiseriscono una vista completa.
Terzo, il Vicolo di San Pietro, in gran parte a gradoni, che dalla Croce del Travaglio, scende ripido nella piazza, accentuando la velocità verso l'attesa visione. Ma si incontrano tavoli terrazzati sulla destra e, in fondo, lungo gli ultimi scalini, la petulante esposizione del negozietto antistante (bandierine sporgenti e chincaglierie varie) che di fatto strozzano l'ingresso a chi scende e, più imbarazzante, la salita a chi vuole uscire dalla piazza.
Per ultimo, la Costarella dei Barbieri. Che non è un vicolo vero e proprio ma è, comunque, un accesso rigorosamente pedonale. E' poi, soprattutto, una discesa che, allargandosi, confluisce come un delta alla piazza, divenendone praticamente parte. Nella piazza si entra così "a ventaglio", potendo istintivamente affrontare la visione e l'ingresso in ogni direzione. La sua sommità, cioè il bordo con Via di Città, è il punto di osservazione e oggi di approccio fotocinegrafico più usato: dove ogni ripresa rischia di riprendere quelli che riprendono la scena ambientale. Niente di male. Il suo bordo di destra, a scendere, è accompagnato da un lungo e alto sedile in pietra. Nei giorni del Palio, quando palchi e transenne sono in funzione, è luogo di una privilegiata e sofferta partecipazione a ciò che sta avvenendo aldilà, nella piazza.
Purtroppo, specie sulla destra, nella stagione più turistica (esclusi perciò appena due o tre mesi) un piccolo bar (o ristorante) si proietta nella piazza con i tavoli, ad interrompere la fluidità del percorso e la piena visione dello spazio con lo sfondo del magnifico Palazzo Pubblico.

Il Comune ha stabilito per l'uso della Piazza del Campo spazi e distanze dello spazio pubblico. In quasi tutti i casi sarà meglio che, almeno una volta una settimana, vigili urbani addetti controllino l'effettivo rispetto delle regole e delle misure.
E' comunque mia personale opinione che le regole vigenti siano già troppo di manica larga, specie per i bar. Non tutti allo stesso modo, ovviamente.

Fernando Tàvora (Fernando Luìs Cardoso Meneses di Tavares e Tàvora),
penna e biro su carta, 1964
Autore anonimo, 1578 (?), appartenente alla Universitat Bibliothek di Salisburgo
(che ha messo online il suo patrimonio)



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