mercoledì 20 giugno 2012

Siena e i suoi cavalli

Schizzo di Augusto Mazzini, credo degli anni 70

Annunciato da un caldo torrido, si avvicina il Palio di luglio, che per essere torrido non avrà bisogno della metereologia, basta scorrere i nomi delle 10 contrade che correranno. Si preannuncia un Palio combattuto e non è difficile pensare che le "diplomazie" contradaiole siano già impegnate, da tempo, a tessere le loro fila. Le occasioni pre-paliesche per questo tipo di attività, oggi diventata quasi professionale, non mancano: le decine di corse nella provincia e dintorni, i palii disseminati nel centro nord (Fucecchio, Asti, Abbiategrasso, Ferrara anche se terremotata, Castiglion Fiorentino, etc.), la quantità di fantini e soprattutto di cavalli passati sotto osservazione. Anche illustri sconosciuti: Occolé, Intiveddu, Melantò de Aighenta, Nassim, Manna de Ozieri, Noioso, Oscarin, Nadir de Morez, Manneddu, Incantado, Akcent e cento altri, che quasi sicuramente non vedranno Siena.
Si può parlare di inflazione paliesca e cavallistica, dato anche l'ampio spazio dedicato a tutto ciò nella stampa locale? Ma il Palio è forte e vincerà.
I cavalli del Palio sono animali straordinari, belli a vedersi e sicuri, se ben preparati. Per chi li ha visti nel periodo di riposo nelle scuderie che li ospitano e li preparano, trovarseli davanti, nei loro recinti, è talvolta impressionante. Ho in mente una visita, fatta con un mio amico - il prof. Manlio Vendittelli, esperto ed amante dei cavalli - ad Istriceddu, cavallo plurivittorioso. Più grosso che in piazza, più peloso, un'agile belva nei movimenti dentro lo steccato, potente e aggressivo: fuorché con il mio amico, che riuscì persino a farsi baciare sulla guancia. Io ero a distanza di sicurezza.
Pochi mesi fa si è visto un film, "War Horse", in cui un cavallo è l'eroe eponimo di tutta la storia. Sopravvive a continue stragi di soldati e di cavalli, compreso il suo amico fedele. La Prima Guerra Mondiale fu una atroce carneficina voluta dai regnanti dei vari paesi europei, tutti parenti tra di loro; i morti furono otto milioni, di cui italiani, quasi esclusivamente soldati, settecentomila; mi pare. Il Cavallo e il suo primo giovane padrone, alla fine, si ritrovano: anzi, sono proprio i nemici a riunificare l'uomo con il suo cavallo.
A Firenze, città dove le mostre si fanno anche sul serio, si è aperta una mostra intitolata "Bagliori dorati. Il Gotico internazionale a Firenze 1375-1440". Al centro dell'esposizione, che rimane fino al 4 novembre, il magnifico restauro, durato 3 anni e mezzo, della tavola di Paolo Uccello raffigurante la battagalia di San Romano: l'unica rimasta in Italia dopo la vendita Leopoldina delle altre due parti (ora alla National Gallery di Londra e al Louvre di Parigi).
La tavola raffigura Il disarcionamento di Bernardino Ubaldini della Corda, comandante delle truppe senesi (nello schizzo il suo cavallo è colorato in giallo). La sanguinosa battaglia vide, il 1 giugno del 1432 (580 anni fa), le truppe fiorentine contrapposte alla truppe senesi, alleate dei milanesi.
A terra, in primo piano, giacciono due cavalli feriti a morte.
L'A.D.C.D. (Associazione a Difesa dei Cavalli Dipinti) si è già mossa chiedendo di togliere la grande tavola dalla mostra, o cancellare i due cavalli morti.

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