martedì 5 luglio 2011

Troppe norme: chi tutela la qualità ambientale?



Le prime Norme Tecniche per l’attuazione del PRG della città di Siena ( il cosiddetto “piano Piccinato”) recitavano a proposito delle zone a vincolo assoluto: Vi è vietata qualsiasi nuova costruzione. E’ ammessa tuttavia la costruzione di piccoli edifici accessori ( autorimesse, stalle, etc.) a ville o edifici esistenti purché di modeste dimensioni e tali da non alterare l’aspetto del luogo.”
Poche parole semplici da capire, da rispettare, e far rispettare. Certo, siamo – a Piano approvato – nel 1959 –  in un’epoca diversa, dove valori e interessi erano più decifrabili.

Nel 1973 questa norma fu ritoccata, pur essendo ancora in vigore il Piano Piccinato: “Le zone di rispetto archeologico, paesistico, della viabilità principale, della zona cimiteriale, di acquedotto e elettrodotto, sono soggette a vincolo assoluto di inedificabilità, cioè in esse è vietato categoricamente ogni tipo di costruzione…” (seguono specificazioni limitative delle “piccole sistemazioni con ampliamenti limitati”).
Ancora parole semplici che però specificavano gli obiettivi del vincolo, senza sé e senza ma.

Con il Piano Secchi, è siamo nei primi anni ’90, giungono insieme più analisi, più letture e il progetto di suolo come punto di partenza e non di arrivo; considerando “che città e campagna sono situazioni da un punto di vista urbanistico tra loro differenti pur se richiedono atteggiamenti e politiche concettualmente analoghi… Così la conservazione dei caratteri fondamentali del paesaggio agrario della campagna senese implica una articolazione delle politiche ad esso relative che tenga conto eminentemente dei suoi connotati morfologici.”
Le parole sulla campagna senese sono alte ed il Piano è prescrittivo al riguardo, ma la felice sintesi si perde.

Oggi il vincolo assoluto si può dare per morto: viene da pensare che lo sia per due motivi principali apparentemente antitetici ma in realtà convergenti. L’urbanistica si fa più interdisciplinare e complessa, e oggi la risposta a questi temi si irrigidisce in una bulimia di sigle e normative, vere lapidi tombali della disciplina urbanistica. Contemporaneamente intervengono in maniera esplicita le ragioni dell’economia, le quali passano sotto la forma della necessità anche legittima di assicurare la sussistenza della produzione e del mercato, soprattutto quello che interessa le zone agricole. Così la maglia si allarga: maggiori e sofisticate letture e catalogazioni dei caratteri ambientali, e contemporaneamente aperture alla possibilità di edificazione quando ciò sia ritenuto utile alle necessità dell’attività agricola. Ed è proprio la Regione Toscana ad intervenire dall’alto con norme, che, nella pratica, supereranno le ragioni dei vincoli assoluti: vedi Legge Regionale 01/2005 art. 42. Da qui partono pericolose attenzioni verso le aree fino ad allora soggette - dove lo erano – a particolare salvaguardia.

Oggi in aree e ambiti di eccezionale valore ambientale, persino a ridosso di una città come Siena (una delle patrie del Vincolo Assoluto), anche con i Piani di Miglioramento Agricolo Aziendale sono stati di fatto superati i vincoli di tutela esistenti. Così gli interessi economici stanno trasformando luoghi fino ad ora giunti intatti nella loro straordinaria qualità. Meglio non fare esempi specifici, ma osservando i crinali collinari a Est della città  si notano alcune irreversibili manomissioni ambientali. Il problema è che non si può addossare tutta la responsabilità alla Legge Regionale prima richiamata (che comunque in contesti simili andrebbe perlomeno rivista) ma è inevitabile costatare la leggerezza con cui simili interventi sono stati valutati e consentiti anche dagli altri organi di gestione e tutela. Verrebbe la voglia di resuscitare il buon vecchio Vincolo Assoluto.





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