martedì 22 febbraio 2011

Il grande errore del Regolamento Urbanistico di Siena



Polo Abbadia Renaccio - Dossier Progettuale e Valutativo - ATI n.10
estratto da:
 Allegato 2 al Regolamento Urbanistico: Schede DPV

     Adozione: Del. C.C. n. 131 del 18/05/2010


Come ho sempre sostenuto pubblicamente da almeno cinque anni, e ho anche scritto in una lettera aperta inviata l’estate scorsa al Sindaco e ai Consiglieri comunali (nonché all’ Assessore regionale all’ Urbanistica), il Regolamento Urbanistico in approvazione avvierà un cambiamento distruttivo dello storico rapporto della città col suo territorio. Esso consiste infatti nell’avere sino ad oggi sostanzialmente conservato a Sud l’equilibrio esistente tra città e campagna. A Nord la crescita della città ha trovato motivi e regole nella morfologia dei luoghi, nella presenza di attività e funzioni già urbane, e nella relazione con Firenze e le aree della Provincia più sviluppate; mentre verso Sud, in assenza di forti spinte, e in presenza di una intelligente politica urbanistica, si sono avuti piuttosto accrescimenti dei centri già esistenti, mantenendo così la storica “contrapposizione tra città e campagna”. In questo modo si è come riflessa, a scala urbana, la realtà geografico-politica che da sempre vede Siena spostata verso il confine Nord del suo territorio; non lasciando però a Sud un vuoto di abitanti e di vita come molti sostengono, ma conservando un pieno di qualità ambientale e figurativa. Ciò è rappresentato da insediamenti di grande personalità: basta citare Buonconvento, Montalcino, San Quirico, Pienza, Montepulciano. Tutti centri che, anch’essi, esigono un rispetto del limite tra costruito e campagna. E lo spazio non costruito, per la sua consistenza, ha lo stesso peso dell’edificato; ne potenzia anzi l’unicità del carattere.
Così è per Siena, se il suo Sud non verrà ingombrato da nuovi insediamenti che vengono già, prima di esserci, definiti città: come la Città dell’Arbia prevista, appunto, dal Regolamento Urbanistico. Niente lo giustifica: né la necessità effettiva di costruire case consumando nuovo territorio; né la continuità con la storia urbanistica, anche moderna di Siena. Tutti sanno ormai che il bisogno di costruire dovrà - in Italia e non solo- essere soddisfatto principalmente col recupero, il riuso, e la riqualificazione del già costruito. Grande occasione questa per rilanciare, riqualificandola, l’attività del costruire; e Siena è stata, in tempi non lontani, un esempio: può esserlo anche in questa situazione.
Circa la questione del realizzare a corollario della Città dell’Arbia il nuovo Stadio, mi pare che anche chi lo aveva promosso ne riconosca oggi l’inopportunità: ma solo, o prevalentemente, per motivi economici. Lo spostamento dello Stadio dalla splendida centralità del Rastrello sarebbe oltretutto un altro colpo alla straordinaria vitalità del Centro Storico. Ma è difficile trovare una voce, specie tra politici e amministratori, che colleghi lo Stadio alla Città dell’Arbia, e vada con la mente oltre una valutazione meramente economicistica. E’ troppo semplice dire di no allo Stadio: come mai è difficile dire no alla Città dell’Arbia ?

Augusto Mazzini (intervento pubblicato sul Corriere di Siena, Gennaio 2011)

                                                                          --

Ecco un estratto dalla centoventi (!) pagine del Regolamento Urbanistico adottato e approvato dal Consiglio Comunale, è interamente consultabile sul sito. Qui si tratteggia uno degli interventi  che dovrebbero comporre con gli insediamenti già esistenti (Taverne) la cosiddetta Città dell'Arbia.


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