mercoledì 12 settembre 2012

La Scala senza Scalini

Duccio, la Madonna dei Francescani (XIII sec.), Pinacoteca Nazionale di Siena
L'opera può essere ingrandita fino alle dimensioni reali (cm 17x24)

Pochi gli interventi pubblici di Mario Scalini, Soprintendente ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Siena (e Grosseto). Ma quando i suoi interventi appaiono, se ne apprezza immediatamente la burocratica finalità.
Non se ne conosce la nascosta operosità, ma se ne intuisce il fastidio ad affrontare il nuovo. Ma conviene riportare per intero quanto ha scritto (Corriere di Siena, 12 settembre, pag. 5) a proposito del "Possibile transito di opere della Pinacoteca Nazionale a costituende Fondazioni" (cioè, nel caso, al Santa Maria della Scala). Candidamente ammette: "Gli amici mi segnalano che sulla Stampa...".
Meno male che glielo hanno segnalato gli amici, altrimenti non si sarebbe forse accorto di niente. Né della chiusura del Santa Maria della Scala, né, in generale, delle condizioni in cui versa il patrimonio artistico statale. Da buon burocrate non ha tuttavia trovato niente nelle sue carte. Se conoscesse bene, come chiede ad altri, "la storia delle raccolte", saprebbe che le opere di cui si parla sono dello Stato come un figlio affidato ad una balia ormai senza latte. E che, per quanto riguarda la Pinacoteca Nazionale, le opere hanno tutte una storia interamente senese: qui nacquero ed ebbero fino ad oggi residenza. Salvo quelle che, per danaro, bravi senesi sperperarono nei secoli scorsi. Tuttavia sono vive nel mondo.
A.M.

La Sacrestia 'nuova' del Santa Maria della Scala

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