Quando
successe mi trovavo in un negozio di elettrodomestici vicino a Poggibonsi e
l’immagine della prima Torre che brucia e la seconda che viene colpita
dall’altro aereo l’ho vista moltiplicata in decine di televisori esposti nella
parete. Poi il crollo, immediato, inarrestabile.
Il
primo pensiero: per un aereo di linea è impossibile volare fuori rotta per più
di qualche minuto senza che l’Aviazione Militare faccia decollare uno o due
caccia per raggiungere l’aereo che non risponde più alle chiamate da terra; ma
quel giorno di aerei che avevano staccato il transponder (segno che erano stati dirottati) ce
ne erano (forse) quattro e hanno scorrazzato nei cieli degli Stati Uniti
indisturbati per più di due ore.
La NORAD, il Centro Coordinamento Difesa Aerea Militare, era
evidentemente rimasta inerme mentre gli aerei si schiantavano contro il World
Trade Center e i jet rimasero sulla pista di decollo aspettando un ordine che
non arrivò mai.
La
versione ufficiale vuole che le Torri Gemelle siano crollate per cedimento
strutturale dovuto al carburante degli aerei che ha fuso l’acciaio che
componeva la struttura.
Un
professore di fisica dell’Università dello Utah, Steven E. Jones, ha sempre
rifiutato questa versione ed ha affermato che le probabilità che un edificio
crolli per via del fuoco e lungo una linea verticale, invece che inclinandosi
su un lato, sono una su 400; ma quel giorno a Manhattan questo è successo non
per uno, ma per tre edifici: la Torre 1, la Torre 2 e qualche ora più tardi l’edificio
n.7. Le probabilità, quindi, che tre edifici crollino esattamente nello stesso
modo a distanza di qualche ora l’uno dall’altro sono una su 400 x 400 x 400… e
l’edificio n.7 non era neanche stato colpito da un aereo!
Si è da
sempre sostenuto che il kerosene contenuto nel serbatoio degli aerei ha fuso la
struttura di acciaio degli edifici, ma l’acciaio fonde a 1500° C e solo dopo
essere stato esposto per diverse ore a circa 800° C; ma il carburante che
brucia raggiunge la temperatura di 900° C al massimo, e ad oggi non esistono
altri esempi di edifici in acciaio che, nel giro di un’ora scarsa, crollino per
via di un incendio: la temperatura di un incendio non è sufficiente per fondere
l’acciaio.
Dopo il
crollo, tutta la punta sud di Manhattan sembrava un terreno lunare: la polvere
ricopriva ogni cosa. Delle Torri Gemelle non era rimasto niente: non c’era più
traccia né di un pilastro (le Torri Gemelle avevano ciascuna 47 pilastri di
acciaio nel loro centro), né di blocchi di cemento di grandi dimensioni. Le
Torri vennero giù come castelli di carta: caduta la prima carta, cadono tutte.
Se
facessimo cadere un metro cubo di cemento da un’altezza di 400 metri (l’altezza delle Torri), il cubo di
cemento si schianterebbe al suolo spaccandosi in numerosi pezzi grandi e piccoli,
mai polverizzandosi.
Le
Torri 1 e 2 (progettate per resistere all’impatto di un Boeing 707 a pieno carico, vale la pena ricordarlo)
hanno impiegato 10 secondi per crollare per 110 piani di edificio, vale a dire
più di 10 piani al secondo. Considerando che la gravità agisce a circa 10 metri al secondo, avrebbero dovuto impiegare
almeno 40 secondi per collassare (e stiamo parlando di caduta libera, senza
l’attrito dei solai che cadono l’uno sull’altro). Le Torri Gemelle, quindi,
sono crollate più velocemente di un qualsiasi oggetto in caduta libera da
un’altezza di 400 metri! Più
veloce della gravità!
Tutti
questi particolari, il crollo (o l’implosione), lo sgretolamento e
l’incredibile velocità nel collassare sono caratteristiche tipiche delle
demolizioni controllate, cioè quelle demolizioni ad alto tasso spettacolare che
vengono effettuate quando un edificio non serve più. In quel caso vengono
posizionate delle cariche esplosive direttamente sui pilastri. Un ulteriore
particolare a favore di questa tesi è che nelle successive sei settimane
dall’attentato, nelle fondamenta delle tre Torri, continuavano a bruciare pozzi
di acciaio fuso; come nelle demolizioni controllate.
Non è
facile per nessuno accettare queste possibilità, ma senza dubbio molti indizi
ci portano verso quella direzione e ci rendono difficile pensare che i crolli
delle Torri siano solo il frutto degli impatti e degli incendi.
A 10
anni di distanza quelle immagini le conosciamo a memoria, con i crolli: quasi
in contemporanea, praticamente perfetti, identici. Perciò forse impossibili.
Poi la
nuvola di fumo che inghiotte ogni cosa. Poi il silenzio. Ad oggi 10 anni di
silenzio.
Nessuno
ha mai dato spiegazioni compiutamente attendibili su quanto accaduto quel
giorno, anche se quelle immagini ci sono state proposte fino allo sfinimento e
alla assuefazione.
Tommaso de Sando
Questo
testo rappresenta una personale lettura degli eventi, anche se oggi risulta
autorevolmente confermata, almeno per i gravi dubbi mai chiariti.
Fonti:
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William Blake: Isaac Newton Edoardo Paolozzi: Isaac Newton, la scultura è di fronte
all'ingresso della British Library di Londra |