da Gerard Fromanger |
Karl Kraus, con la sua personale rivista “Die Fackel”, La fiaccola, si occupò con
grande libertà di critica anche di aspetti apparentemente minuti di Vienna:
segnalando e dando indicazioni, “giudice” odiato e temuto. Abbassandosi anche
al livello di cittadino comune.
Figuriamoci se non lo possiamo fare noi che già lo siamo.
Io, ad esempio, credo di aver proposto, al momento
dell’insediamento della nuova Giunta Comunale, un paio di cose da fare subito:
tra cui – come segnale rapido e significativo da attuarsi con decisione – la
restituzione ai pedoni dei loro spazi ormai ridotti per lo più ad aree o
anfratti di sosta per i veicoli. Spesso addirittura autorizzata, comunque
tollerata, dalla pubblica amministrazione e dal suo strumento operativo in
materia: la Siena Parcheggi ,
più attenta, sembra, al proprio bilancio aziendale che al pubblico vantaggio.
Non solo in termini di uso specifico degli spazi, ma anche di qualità
ambientale di aree fondamentali.
Ormai siamo ad un punto in cui la pedonalità senese, vanto
storico della città, è in grave crisi ed è di nuovo necessario, meglio dire
indispensabile, un piano integrale ed integrato della mobilità: evitando però
di rinviare nel frattempo le possibili immediate azioni.
È per ciò con interesse che ho letto sul tema due
conseguenti articoli sul Corriere di Siena: ciò significa che il problema fa
parte anche del comune sentire; ma senza troppe illusioni, perché le persone sono coi pedoni quando sono a piedi,
e se lo dimenticano presto quando cavalcano, ad esempio, i cosiddetti motorini.
Che cono ormai aggeggi anche costosi, con prolunghe posteriori di grande
ingombro.
È con interesse, dicevo, che ho letto sul Corriere di Siena,
due articoli, ben fatti, e soprattutto documentati fotograficamente, il 23 e 24
settembre, a firma di Gaia Tancredi e Sara Corti. Da condividere in pieno. Ed
era già apparso a riguardo un sintetico e rigoroso intervento di un lettore:
sugli attraversamenti urbani fuori norma e pericolosi.
Penso francamente che la Siena Parcheggi sia ormai uno strumento
parziale, inadatto e autofagico; forse di quegli organismi da sciogliere (più
delle Province) recuperandone, se esistono, le competenze dentro la struttura
interna della Civica Amministrazione e, di conseguenza, entro una politica per
la città e i cittadini. Andando oltre il cosiddetto Piano di cinque anni fa,
del resto mai attuato.
Occorre ora uno studio, con conseguente progetto, della
mobilità che tenga insieme la città e il suo più esteso territorio urbano; che
preveda infrastrutture e anche mezzi di spostamento di nuova concezione; nuove
limitazioni e nuova organizzazione della circolazione di persone e merci;
rafforzando morfologicamente la struttura della Siena più grande; ed estendendo
subito una sicura e molteplice organizzazione della pedonalità.
Stiamo diventando un paese più povero, rendiamolo più
sobrio: meno SUV costosi e motorini; troppi ragazzi e ragazze viziati e uomini
maturi al limite della ridicola esibizione.
Siena è già stata capitale europea della pedonalità (1965). Lo può ridiventare,
anche se la vedo difficile a causa, soprattutto, della carente cultura della
mobilità che è oggi, ormai, solo circolazione diffusa e schizofrenica.
A.M.
"Maledetti Pedoni!!" (2002) di Tommaso de Sando con Paolo Lombardi
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