Schizzo di Augusto Mazzini, credo degli anni 70 |
Annunciato da un caldo torrido, si avvicina il Palio di luglio, che per essere torrido non avrà bisogno della metereologia, basta scorrere i nomi delle 10 contrade che correranno. Si preannuncia un Palio combattuto e non è difficile pensare che le "diplomazie" contradaiole siano già impegnate, da tempo, a tessere le loro fila. Le occasioni pre-paliesche per questo tipo di attività, oggi diventata quasi professionale, non mancano: le decine di corse nella provincia e dintorni, i palii disseminati nel centro nord (Fucecchio, Asti, Abbiategrasso, Ferrara anche se terremotata, Castiglion Fiorentino, etc.), la quantità di fantini e soprattutto di cavalli passati sotto osservazione. Anche illustri sconosciuti: Occolé, Intiveddu, Melantò de Aighenta, Nassim, Manna de Ozieri, Noioso, Oscarin, Nadir de Morez, Manneddu, Incantado, Akcent e cento altri, che quasi sicuramente non vedranno Siena.
Si può parlare di inflazione paliesca e cavallistica, dato anche l'ampio spazio dedicato a tutto ciò nella stampa locale? Ma il Palio è forte e vincerà.
I cavalli del Palio sono animali straordinari, belli a vedersi e sicuri, se ben preparati. Per chi li ha visti nel periodo di riposo nelle scuderie che li ospitano e li preparano, trovarseli davanti, nei loro recinti, è talvolta impressionante. Ho in mente una visita, fatta con un mio amico - il prof. Manlio Vendittelli, esperto ed amante dei cavalli - ad Istriceddu, cavallo plurivittorioso. Più grosso che in piazza, più peloso, un'agile belva nei movimenti dentro lo steccato, potente e aggressivo: fuorché con il mio amico, che riuscì persino a farsi baciare sulla guancia. Io ero a distanza di sicurezza.
Pochi mesi fa si è visto un film, "War Horse", in cui un cavallo è l'eroe eponimo di tutta la storia. Sopravvive a continue stragi di soldati e di cavalli, compreso il suo amico fedele. La Prima Guerra Mondiale fu una atroce carneficina voluta dai regnanti dei vari paesi europei, tutti parenti tra di loro; i morti furono otto milioni, di cui italiani, quasi esclusivamente soldati, settecentomila; mi pare. Il Cavallo e il suo primo giovane padrone, alla fine, si ritrovano: anzi, sono proprio i nemici a riunificare l'uomo con il suo cavallo.
A Firenze, città dove le mostre si fanno anche sul serio, si è aperta una mostra intitolata "Bagliori dorati. Il Gotico internazionale a Firenze 1375-1440". Al centro dell'esposizione, che rimane fino al 4 novembre, il magnifico restauro, durato 3 anni e mezzo, della tavola di Paolo Uccello raffigurante la battagalia di San Romano: l'unica rimasta in Italia dopo la vendita Leopoldina delle altre due parti (ora alla National Gallery di Londra e al Louvre di Parigi).
La tavola raffigura Il disarcionamento di Bernardino Ubaldini della Corda, comandante delle truppe senesi (nello schizzo il suo cavallo è colorato in giallo). La sanguinosa battaglia vide, il 1 giugno del 1432 (580 anni fa), le truppe fiorentine contrapposte alla truppe senesi, alleate dei milanesi.
A terra, in primo piano, giacciono due cavalli feriti a morte.
L'A.D.C.D. (Associazione a Difesa dei Cavalli Dipinti) si è già mossa chiedendo di togliere la grande tavola dalla mostra, o cancellare i due cavalli morti.
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