Non è affatto sbagliato che Siena
aspiri ad essere nel 2019 Capitale
Europea della Cultura.
È bene, anzi, avere questa stimolante ambizione, essendo consapevoli però che il passato non basterà. E Siena è una delle concorrenti italiane, quando tutte
le città italiane soffrono, chi più chi meno, di pesanti handicap rispetto alle
città Europee, le quali si sono arricchite nel tempo di nuove potenzialità.
Vogliamo paragonare il livello di qualità urbana, di organizzazione dei
servizi, di arricchimento delle strutture culturali e delle infrastrutture
all’altezza dei tempi, che è stato raggiunto da tante città Europee?
L’Italia nel suo insieme, con
rarissime eccezioni, è rimasta indietro: e anche la nostra città. Così, mentre
magari si mettono già in campo intelligenze esperte e volontà politiche, la
capacità concreta del fare è ancora terribilmente scarsa. Lo dimostrano gli
aspetti, più volte sottolineati, delle normali funzioni della manutenzione
urbana: attualmente sotto lo zero. Non c’è diffusa e ordinata organizzazione,
sono sparite esistenti funzioni e relative competenze: la stessa ordinaria
manutenzione è assente o episodica. Eppure bisogna che gli ambiziosi progetti
ripartano da lì, altrimenti non saranno credibili e perciò falliranno. Non è
certo sufficiente aver già individuato per l’ambizioso obiettivo una Direzione
di alto livello (Pierluigi Sacco), che ha già formulato una strategia molto netta; la quale,
però, in carenza di punti di partenza concreti e rapidi, può rischiare di configurarsi
come rassicurante e quindi buona per tutte le occasioni.
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